Gruppo Zenit è stata una fra le prime aziende italiane di Information Technology a collaborare quotidianamente con l'avanguardia tecnologica del subcontinente indiano. Da questo rapporto è nato un magazine dedicato a chi vuole orientarsi fra gli usi e i costumi di un Paese ricco di storia e di cultura, di contraddizioni e di opportunità di sviluppo e dove tutto, dal passato al futuro, è sempre presente. Un Paese da scoprire visitandolo, lavorandoci o anche soltanto leggendo le storie e i suggerimenti che abbiamo raggruppato per voi in sei categorie che faciliteranno la ricerca e la consultazione:

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L'India patrimonio mondiale dell'Unesco

Tra i 29 siti dichiarati patrimonio mondiale dell'Umanità ne introduciamo sei di diversi periodi, religioni e geografie: un piccolo viaggio all'insegna della cultura.

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Quando si pensa ai monumenti dell’India il primo a venire in mente è il Taj Mahal, eppure nel paese ci sono 29 siti dichiarati patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco. Ve ne presentiamo alcuni scegliendoli tra le diverse religioni, periodi storici e posizioni geografiche, per un viaggio all’insegna della cultura e un’immersione nelle meraviglie del passato.

 

Monumenti buddhisti di Sanchi, Madhya Pradesh
I buddhisti sono stati i primi a usare la pietra per edificare i propri luoghi di culto e gli stupa (reliquari per il culto) di Sanchi sono tra i più antichi monumenti dell’India che ci siano pervenuti. Vi consigliamo di leggere i Jataka, i racconti delle vite precedenti del Buddha,  prima di partire per gustare il piacere di vedere le storie raccontate nella pietra -nei bassorilievi più antichi dovete cercare i simboli che rappresentano il Buddha e non la sua rappresentazione umana. Tra il II a.C e il XII d.C Sanchi fu un fiorente centro buddhista e del lungo periodo rimangono oltre 50 monumenti in diverso stato di conservazione. I principali sono i 3 stupa, con balaustre e archi di pietra (torana) simili ad architravi di legno scolpito e la colonna di Ashoka con i quattro leoni divenuta simbolo dell’India.
Come arrivare: l’aeroporto e la stazione ferroviaria più vicini sono a Bhopal (46 km)

 

Grotte di Ajanta, Maharashtra
Immaginate di essere un cacciatore sulle orme di una tigre e di ritrovarmi in una grotta, accendere una torcia e scoprire una volta scolpita e affrescata…così sono state riscoperte le grotte-tempio e monastero di Ajanta all’inzio del 1800 da un ufficiale inglese (che ha debitamente lasciato la sua firma –ahimè non la sola!- sulle pareti della grotta esplorata). Ci sono 29 grotte da visitare, alcune meno importanti possono essere tralasciate se avete fretta o siete sazi. Tutti i monumenti sono buddhisti, i più antichi sono del II e I a.C e i più recenti del VI d.C in stile Gupta (nel 650 vennero abbandonati in favore delle grotte  di Ellora, a 100 km di distanza). La comunità di monaci e gli artisti che lavorarono alle grotte hanno avuto un peso enorme nello sviluppo artistico dell’India e non solo (si veda Java per esempio), soprattutto nel campo pittorico: gli affreschi di Ajanta sono infatti i precursori di tutta la successiva pittura indiana.
Come arrivare: l’aeroporto più vicino è a Aurangabad (107 km); via treno scendete a Jalgaon o Bhusaval

 

Gruppo monumentale di Hampi, Karnataka
La terra delle rocce che sembrano rotolare è carica di un’atmosfera magica. Non siete turisti in un parco archeologico ma viaggiatori del tempo. Le rocce attorno a voi, il fiume che scorre veloce e i resti dei numerosi templi e palazzi costruiti dai potenti regnanti di Vijayanagar, ultimo regno hindu tra il XIV e il XVI d.C, hanno la capacità di sospendere il fluire lineare del tempo e liberare l’immaginazione. La città di Hampi, capitale del regno meridionale, era straordinariamente ricca grazie al commercio del cotone e delle spezie e fu una delle più belle città del medioevo, i cui palazzi e templi in stile dravida erano leggendari (ne rimase incantato anche il mercante veneziano Nicolò Dei Conti). Nel 1565 Hampi cadde nelle mani musulmane e dopo sei mesi di saccheggio venne completamente abbandonata. Non perdetevi i templi di Ramachandra (1513) e Hazara Rama (1520), tra le più affascinanti e sofisticate architetture dell’India. Vi consigliamo di non avere fretta e di concedervi un tranquillo pranzo e dopo pranzo in uno dei ristorati che si affacciano sul fiume (il Mango Tree o il Laughing Buddha, per esempio).
Come arrivare: l’aeroporto più vicino è a Hubli (143 km); la stazione ferroviaria più vicina è a Hospet (13 km)

 

La città deserta di Fatehpur Sikri, Uttar Pradesh
La città della vittoria fu costruita in 3 anni (tra il 1571 e il 1573) e abbandonata dopo appena 12 per cambiamenti politici e scarsità di risorse idriche. Oggi i palazzi della città, le fontane e i padiglioni ci parlano del grande imperatore Akbar che li fece edificare, del suo amore per l’arte e il rispetto per le diverse tradizioni della terra su cui governò. Racconta la leggenda che in questo luogo l’imperatore Moghul incontrò un saggio sufi, Shaik Salim Chisti, che gli predisse la nascita del tanto attesto figlio e gli consigliò di edificare la città. La tomba del santo è visitata oggi da numerosi pellegrini all’interno della grande moschea, una delle più imponenti dell’India.

Solo una piccola parte di quella che doveva essere una grande area urbana è stata scavata, studiata e aperta al pubblico: i padiglioni di corte e i palazzi privati dell’imperatore e delle regine valgono da soli una visita a Fatehpur Sikri. Tra gli edifici più interessanti il Diwan-i-Am, la sala delle pubbliche udienze e il Diwan-i-Kas, la sala delle udienza private: un trono sopraelevato al centro di una struttura circolare a raggi su cui sedeva Akbar.
Come arrivare: l’aeroporto e la stazione più vicini sono ad Agra (40 km).

 

Le chiese di Goa
Chiese e conventi in India? Sembra strano, e poco interessante per gli italiani abituati al meglio in materia di arte cristiana, eppure le chiese in stile portoghese di Goa hanno un fascino che non ritroverete altrove. L’esploratore Alfonso de Albuquerque conquistò Goa nel 1510 e il territorio rimase in mani portoghesi fino al 1961, con Old Goa –dove potete visitare le chiese e i conventi più importanti- come capitale.

Nel 1542 il gesuita Francis Xavier portò avanti una fervente missione di conversione e divenne il patrono della città dopo la morte. Le chiese di Old Goa furono costruite con l’intento di impressionare la popolazione locale e convincerli della superiorità della religione che arrivava dal mare (e introdussero allo stesso tempo lo stile manieristico e barocco in Asia): le facciate sono alte e imponenti e gli interni straordinariamente ricchi, con colonne in stile Bernini profusamente scolpite, altari e cornici placcati d’oro e affreschi dai colori accesi. Per assicurare unicità alle chiese i portoghesi imposero il divieto di dipingere di bianco le case e altri edifici. Delle oltre 60 chiese esistenti un tempo oggi sette meritano di essere visitate: tra queste la cattedrale Sé, in stile rinascimentale, la cappella di santa Caterina e la chiesa di Bom Jesus, simbolo supremo dell’evangelizzazione asiatica.

 

Jantar Mantar di Jaipur, Rajasthan
Il maharaja di Jaipur, Jai Singh II, volle all’inizio del XVIII d.C. questo inusuale parco: non un giardino per riposare e passeggiare, ma un laboratorio astronomico e astrologico dove osservare gli astri a occhio nudo e misurare le distanze e il tempo. Gli indiani hanno sempre guardato alle stelle per decifrare il futuro e leggere le tracce del passato; l’astrologia è fondamentale nella vita di ogni hindu e calcolare con esattezza il passaggio dei pianeti, delle stelle nelle case astrali, le eclissi è da secoli una scienza.

Il Jantar Mantar di Jaipur (uno dei cinque creati dal maharaja- l’altro visitabile è a Delhi) unisce astrologia, cosmologia, astronomia orientale e occidentale in un giardino all’aria aperta-meglio evitare le ore più calde del giorno. Per capire come funzionano i venti strumenti in muratura affidatevi a una guida o provate a navigare in questo sito
Come arrivare: l’aeroporto e la stazione di Jaipur sono in prossimità del centro storico.

 

Lista dei siti patrimonio dell'umanità dell'Unesco in India:
Agra Fort (1983)
Ajanta Caves (1983)
Buddhist Monuments at Sanchi (1989)
Champaner-Pavagadh Archaeological Park (2004)
Chhatrapati Shivaji Terminus (formerly Victoria Terminus) (2004)
Churches and Convents of Goa (1986)
Elephanta Caves (1987)
Ellora Caves (1983)
Fatehpur Sikri (1986)
Great Living Chola Temples (1987)
Group of Monuments at Hampi (1986)
Group of Monuments at Mahabalipuram (1984)
Group of Monuments at Pattadakal (1987)
Humayun's Tomb, Delhi (1993)
Khajuraho Group of Monuments (1986)
Mahabodhi Temple Complex at Bodh Gaya (2002)
Mountain Railways of India (1999)
Qutb Minar and its Monuments, Delhi (1993)
Red Fort Complex (2007)
Rock Shelters of Bhimbetka (2003)
Sun Temple, Konârak (1984)
Taj Mahal (1983)
The Jantar Mantar, Jaipur (2010)

Crediti

Sanchi di Abhinav Saxena  this site / CC BY 3.0  Creative Commons License

Ajanta di Danial Chitnis this site / CC BY 3.0

Hampi di Footprint Books this site / CC BY 3.0

Fatehpur Sikri di Dalbera this site / CC BY 3.0

Goa di Bryce Edward this site / CC BY 3.0

Jantar Mantar (copertina) di Richard Moross this site / CC BY 3.0

Jantar Mantar (testo) di Russ Bowling this site / CC BY 3.0

Creative Commons License
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.0 Generic License.

 

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