Che meraviglia quando una serata vi regala piacevoli sorprese. Martedì sera lo spettacolo "Jatayumoksham", ospitato dal Surya Festival (un grandioso festival con 100 eventi all’anno), ha reso indimenticabile il giorno. Jatayumokhsam si riferisce a un episodio del poema epico Ramayana, dunque mi aspettavo qualcosa di classico, anche perché la storia sarebbe stata narrata attraverso la danza Bharatnatyam –una delle 8 danze classiche indiane.
Invece lo spettacolo, portato in scena della compagnia del Kalakshetra di Chennai, è stato altro. I passi erano quelli della danza classica, le parole cantate in sanscrito quelle del Ramayana di Valmiki e i musicisti erano seduti sul palco a lato –come vuole la tradizione. Ma gli artisti danzavano in costumi di scena curati nei dettagli, c’erano scenografie semplici ed eloquenti, le luci sottolineavano i momenti di pathos più salienti e, soprattutto, non era un assolo ma una vera e propria troupe che inscenava la storia lasciando il pubblico in visibilio. La capacità attoriale dei danzatori e la perfetta scelta degli artisti per interpretare i diversi personaggi indicavano un’attenta regia.
Il balletto: a questa forma di danza ho pensato dopo i primi minuti a teatro (guardate il video in copertina, realizzato dal Kalakshetra Foundation per avere un’idea –se vi piace potete trovare altri spezzoni dello spettacolo su youtube).
Il dance- drama si è aperto con i tre eroi –Sita, il marito Rama e suo fratello Lakshman- che trascorrono serenamente i loro giorni di esilio nella foresta e incontrano Jatayu, l’aquila. L’idillio è spezzato dall’entrata in scena di Surpanakha, la sorella del potente demone di Lanka, Ravana. La creatura selvaggia si innamora di Rama, causando non poca preoccupazione nella bella Sita. I due fratelli dapprima la deridono e poi, risentiti, le tagliano il naso. L’offesa, riferita a Ravana, scatena la vendetta. Però il demone ha un debole per le belle donne e alla vista di Sita si innamora. Con l’aiuto di un altro demone che assume le sembianze di un cervo Rama e Lakhsman lascino sola Sita e Ravana l’avvicina travestito da santone. Non riuscendo a sedurla con il suo fascino da uomo del sud, la rapisce. Ecco dunque ricomparire il fedele Jatayu che nel tentativo di bloccare il carro alato su cui Sita è trasportata, soccombe alle ferite inferte da Ravana e muore tra le braccia di Rama che gli concede la liberazione dal ciclo delle rinascite (il moksha, da cui il titolo dello spettacolo).
Tornata a casa ho fatto le mie ricerche, scoprendo che l’influenza del Balletto classico occidentale è reale. Il Jatayumokham è una produzione del centro Kalakshestra fondato da una donna affascinante: Rukmini Devi ( che meriterebbe un post tutto per se stessa). Rukmini è riuscita nel secolo scorso a scongiurare l’estinzione della danza Bharatnatyam, associata alle devadasi –le prostitute del tempio- a rivitalizzarla e renderla popolare. Ma in realtà i primi passi nella danza (che non ha iniziato da bambina come succede di solito) sono stati proprio nel balletto classico russo, per via di un fortunato incontro con Anna Pavlova.
Rukmini Devi Arundale gbbbè uno dei personaggi del secolo scorso che hanno forgiato il volto culturale della nuova India, inglobando nell’antica tradizione orientale elementi provenienti dall’occidente.
Il Jatayumokham, prodotto da Rukimini, è uno spettacolo indiano autentico, che coniuga amore per le radici culturali di una terra antica e attenzione estetica al mondo contemporaneo. Per chi è a digiuno di arte tradizionale indiana è un più facile approccio, meno impegnativo di uno spettacolo classico: non bisogna conoscere la storia per poterla seguire e la durata non è eccessiva. La lontananza culturale che ci separa dall’India non ci permette forse lo stesso coinvolgimento emotivo di un indiano, le emozioni rimangono sempre confinate nello stereotipo del personaggio rappresentato e non sono rese psicologicamente, ma il balletto in stile Bharatnatyam lascia la curiosità nella mente e il piacere negli occhi.
Crediti
Foto per la cortesia di Dosaikal
Video in Youtube del Kalakshetra Foundation
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