In Kerala la festa è meno frizzante che altrove, il giorno è più che altro associato al culto degli antenati. Nel tempio di Mahadeva vicino a Technopark stanotte è notte bianca, con le porte del santuario aperte ad accogliere i fedeli con le offerte in mano e le preghiere nel cuore e spettacoli di Kathakali, danze e musica classica.
Ci prepariamo a festeggiare anche noi tornando indietro con il pensiero alle esperienze passate, per rivivere le emozioni provate in cinque dei templi di Shiva che, per ragioni differenti, più ci hanno colpito.
Vishvanath Mandir, Varanasi
Il tempio d’oro di Varanasi (detta anche Kashi e Benares) è stato per molti anni un tempio proibito agli occidentali, per ragioni di sicurezza e di ortodossia. Incantati dal mantra Om Namah Shivay trasmesso in tutti i vicoli labirinto attorno al tempio, ci si ritrovava davanti all’ingresso principale a sbirciare curiosi dentro, o si saliva sul terrazzo della libreria davanti per ammirare le cupole dorate del tempio.
Da qualche anno si può entrare solo superando snervanti controlli della polizia (niente apparecchi elettronici ed è richiesto il passaporto) e con un po’ di perseveranza e fortuna. Non tutti ci riescono, se ci tenete davvero è meglio vestirvi all’indiana e farvi accompagnare da una guida locale. L’esperienza è sicuramente intensa e interessante, ma scordatevi pace e concentrazione: siete all’interno di uno dei più santi templi di Shiva dell’India. E il culto qua è caotico, rumoroso e coinvolge tutti i sensi.
Comunque a Varanasi ogni pietra è Shiva, qua il dio ha creato danzando il mondo e lo distruggerà quando dalle pire funebri in centro città smetterà di alzarsi il fumo. Probabilmente sentirete la presenza di Shiva, anche senza entrare nel Vishwanath, perdendovi nel groviglio di vicoli della città vecchia, sulle antiche gradinate lungo il Gange e negli occhi degli hindu che giungono da tutta l’India nella speranza di cancellare i debiti negativi accumulati con cattive azioni e ottenere la liberazione dal ciclo delle rinascite.
Nilakhant Mandir di Kalinjar Fort (Banda, U.P)
Il tempio di Nilakanth, Shiva dalla gola blu per avere inghiottito un veleno che avrebbe altrimenti distrutto l’universo, è affascinante per la sua misteriosità e lontananza. Fuori dalle tappe del turismo e dalle principali città indiane: solo 130 km da Khajuraho e 200 da Alahabad, ma la condizione delle strade lo rendono remoto.
Due volte sono arrivata a Kalinjar con l’idea di fare una gita in giornata e in entrambe le occasioni mi sono fermata qualche giorno per cause di forza maggiore: la prima volta l’autobus non è arrivato e la seconda volta la moto si fermò sul far del tramonto.
Arrivare al tempio è davvero un’avventura. La zona era anni fa infestata di banditi e ancora oggi polizia speciale e guardie private controllano il sito per evitare incidenti- comunque è consigliata una visita la mattina per essere pronti a lasciare Kalinjar nel primo pomeriggio (non ci sono comunque alberghi dove dormire).
Per arrivare al tempio di Nilakanth si attraversano a piedi le sette porte dell’antica fortezza sulla collina e poi si scende una ripida scalinata, con una parete con bassorilievi sulla sinistra e una vista mozzafiato sulla campagna sottostante dall’altra.
Il tempio è una grotta buia che sa di mistero (c’è anche un tunnel segreto che gira attorno al santuario, percorribile quasi gattonando). All’interno ci sono due idoli che rappresentano Shiva e Paravati. Della sala di ingresso rimangono solo le splendide colonne senza tetto ma un enorme Shiva furioso ancora sorveglia scolpito nella parete rocciosa a destra dell’entrata.
Kailash Temple, Ellora
Vi verrebbe mai in mente vedendo una collina di scolpirla per costruirne un tempio alto 28,5 metri? Il solo pensiero è qualcosa di affascinante. Gli indiani lo hanno fatto, con il Kailash Temple a Ellora nel 756 d. C –tuttavia per completarlo poi sono passati altri cento anni.
Il tempio ha grande importanza per me, perché proprio leggendo di questa immensa opera di artigianato e ingegneria mi venne voglia di scoprire di più su un popolo che poteva concepire un’idea così folle e portarla a termine.
Voi potete subire meno il fascino dell’India di noi, ma vi innamorerete del Kailashnath, della sua roccia scura finemente scolpita e dell’elefante di pietra che vi attende all’ingresso. Gli interni del tempio sono angusti e poco decorati, d’altronde sono davvero delle grotte artificiali.
Se avete tempo salite sulla collina e comodamente seduti fermatevi a immaginare le centinaia di uomini che, scalpellino in mano, hanno visualizzato nel cuore della roccia il tempio e – per dirla alla Michelangelo- lo hanno “spogliato” del materiale in eccesso.
Brihadeshwara Temple di Tanjore
Scendendo più a sud, in Tamil Nadu, tra i templi di Shiva più impressionanti includiamo il Brihadeshwara Temple di Tanjore. Nonostante sia un monumento archeologico, all’interno di un’area protetta dalle belle arti, il tempio mantiene la sua forte carica spirituale.
Il primo sguardo sulle torri d’ingresso e la cinta muraria del complesso vi dice subito che state per entrare in un luogo arcaico e cruciale per l’arte. Il tempio dei regnanti Chola ha più di mille anni e li porta molto bene, anche grazie ai lavori di restauro. Mancano i colori e la vivacità dei luoghi di culto hindu, ma noi occidentali ci sentiamo meno spiazzati davanti a opere come questa (siamo abituati a vedere i templi greci o egizi senza colore, spogli) e apprezziamo la tranquillità con cui possiamo visitarle.
A colpire è il disegno architettonico, la monumentalità della torre sopra il santuario e la raffinata proporzione che regna sovrana-pensate che l’architetto è riuscito persino a considerare l’ombra gettata dall’enorme torre (vimana) nel suo progetto ed evitare che cadesse a terra a mezzogiorno.
Forza e grandiosità, coniugate con grazia. La stessa forza e grandezza la si ritrova nel sancta-sanctorum: un enorme lingam nero (rappresentazione simbolica di Shiva a forma fallica) che potete contemplare senza fretta.
Arunachaleshwar o Annamalaiyar Temple di Tiruvannamalai
Sempre in Tamil Nadu, che ama il dio Shiva, l’ultimo dei nostri templi preferiti. A Tiruvannamalai a essere venerati come forme del dio sono sia la statua nel tempio che la collina Arunachala alle sue spalle.
Il fascino del tempio è la sua intensa attività religiosa, meno congestionata che a Varanasi perché si distribuisce nel vasto complesso templare sorvegliato da alti gopuram (torri di ingresso) e racchiuso da una serie di possenti mura di cinta. Nel tempio si venerano Shiva e Parvati, la coppia divina il cui matrimonio si celebra a Shivaratri.
Tiruvannamalai attira pochi turisti, molti pellegrini e numerosi ricercatori spirituali, che si vedono camminare in senso orario attorno alla collina, spesso accompagnati da cani (un bello spettacolo in una terra che normalmente ha grande diffidenza nei confronti dei canini considerati impuri).
Tutta l’area è permeata da atmosfera mistica, nel tempio potete rimanere seduti in disparte a osservare senza essere disturbati e vale la pena salire sulla collina sacra per vedere il panorama e visitare gli eremitaggi –non occorre essere adepti dello yoga per intuire la profondità spirituale di chi decide di abbandonare il mondo materiale per tuffarsi nella ricerca interiore.
Sappiate che la terra su cui camminate è in realtà il lingam di fuoco, una delle manifestazione di Shiva, trasformatasi in montagna su richiesta degli dei.
Crediti immagini
Kalinjar by Kathie Brobek, Kailash Temple of Ellora by Sankarshan , Brihadeshwara Temple by Varun Shiv Kapur , Arunachaleshawara Temple by Adam Jones
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