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Sethunath di giorno è un tecnico informatico che lavora per la IBS, in uno dei parchi tecnologici della nuova India dello sviluppo economico. Di notte corpo e mente si trasformano, il mondo dei computer e della velocità lascia il posto a quello delle potenze celesti dove dei e demoni si scontrano in una perpetua lotta tra il bene e il male. Sethunath è un attore di kathakali, l’espressione teatrale più spettacolare del Kerala.
Nel kathakali non esiste la fretta. Con disciplina e allenata concentrazione si aspira a raggiungere, sul palco, la perfezione, a creare un momento di bellezza assoluta, fatta di dettagli curati all’estremo. Coniugare le due realtà non è impresa facile, lo conferma Sethu in un’intervista che ci ha rilasciato. Difficile ma possibile, per quanto inusuale. Le parole dell’attore-informatico tracciano prospettive di un presente in cui il passato si armonizza e continua a evolvere.
Il passato è il tempo in cui è nato il Kathakali. Una volta gli spettacoli erano patrocinati dai nobili e si svolgevano all’aperto in prossimità dei templi. Lampade a olio erano l’unica illuminazione. Sul palco gli attori sono muti, non recitano. La narrazione e l’intreccio della storia sono affidate ai cantanti e la tensione drammatica è sostenuta dalla musica delle percussioni e dei cimbali. Gli attori si esprimono esclusivamente attraverso i costumi, il trucco, il movimento e la mimica corporea. L’interazione tra attori, musici e cantanti è fondamentale per la buona riuscita di uno spettacolo. Tutto ciò richiede lunghi anni di studio ed esperienza. Il solo processo del trucco, che aiuta gli attori a entrare nella pelle dei personaggi e diventare sovraumani, richiede lunghe ore.
Nel presente di Sethu il tempo è il problema principale. Riuscire a trovarne è molto difficile tra gli impegni di un lavoro in cui si è collegati con il resto del mondo ventiquattro ore su ventiquattro. Nonostante le difficoltà, l’attore che è in lui non perde nessuna occasione per mantenere vivo il fuco della passione, recitando quando possibile e seguendo gli spettacoli degli atri. Il sogno di diventare un attore di kathakali è arrivato quando, bambino, andava con lo zio paterno a vedere gli spettacoli nei templi vicino al suo villaggio, nella zona di Alapuzha. Ad affascinarlo furono i costumi, il trucco degli attori e l’atmosfera dello spettacolo notturno, dove ci si poteva addormentare e svegliarsi per seguire le scene preferite. Non si cercava la novità, si voleva vedere come una determinata sequenza venisse eseguita, quanto fossero bravi gli artisti.
Ha cominciato a studiare in una piccola scuola di teatro, sovvenzionata dal governo, quando aveva 9 anni. La famiglia non era particolarmente entusiasta, ma non si oppose pensando che fosse solo un capriccio temporaneo. Volevano per lui un futuro migliore, con buone possibilità di guadagno e il kathakali non è una porta verso la sicurezza finanziaria. Sethu è riuscito a soddisfare le esigenze famigliari, senza abbandonare il suo sogno. Negli anni dell’università continuò a studiare con un maestro privato (Kalamandalam Sri Kumar) e salì per la prima volta sul palco, facendo esperienza con il pubblico e guadagnando anche qualcosa. Con il lavoro tutto si fece più difficile. Per un anno Sethu ha lavorato in Sud Arabia, dove il teatro è proibito e si è dovuto accontentare di avere spazio per il kathakali durante le vacanze in India. La scelta professionale successiva lo ha portato a Singapore, dove c’è un’accademia e maggiori opportunità di mantenere un legame con la tradizione keralese, ma non è come essere a casa. Così, dopo sette anni, è tornato in Kerala e ha trovato il terzo importante maestro della sua vita, Rathishan. Da allora non ha mai smesso di imparare. Del kathakali Sethu ama la completezza, la tensione verso la bellezza e la possibilità di creare sensazioni supernaturali attraverso il corpo umano. Sul palco sale per impersonare ruoli minori, consapevole che solo chi può dedicare tempo pieno all’arte è in grado di entrare nei personaggi principali.
Un’altra attività cara a Sethu è l’educazione. Con un gruppo di appassionati ha fondato un’associazione, Keleeravam, per la promozione del kathakali. Tra le altre cose, finanziano artisti e organizzano dimostrazioni per guidare all’apprezzamento dell'arte. Perché senza conoscere il linguaggio corporeo degli attori non è possibile coglierne appieno la bellezza. A noi Sethu ha regalato una piccola perla: i navarasa, la rappresentazione delle nove emozioni (video nella pagina). Eseguita un giorno qualunque della quotidiana attività informatica del Technopark, senza trucco- in contravvenzione alla prassi- e senza scarpe – in ottemperanza alla tradizione.
Sethunath, informatico per destino e attore di kathakali per passione, invita a non abbandonare le radici, a coltivarle con cura. A scegliere con sensibilità moderna come migliorare la tradizione e portarla nel futuro. Perché se qualcosa è parte di noi, della nostra cultura, cancellarla non può che lasciare un vuoto incolmabile. Il Kerala senza kathakali, parola di Sethu, non esiste.
Crediti
Immagine in copertina per la gentile cortesia di Natana, cultural club in Technopark
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