I demoni spesso finiscono al rogo, il fuoco purifica e annulla il male. Un tempo da noi al rogo finivano le presunte streghe, in India oggi ci bruciano demoni di paglia e legno. Questa sera (5 marzo) per la colorata festa di Holi si appiccano falò per bruciare simbolicamente Holika.
Holika è la sorella di Hiranyakashipu. Come tutti i demoni hindu che si rispettino, Hiranyakashipu è potente, ambizioso e con un ego smisurato. A forza di guerre e violenza il demone era riuscito ad assoggettare l’universo. La sola idea che qualcuno si rifiutasse di prostrarsi ai suoi piedi gli era intollerabile, aveva quindi imposto al mondo intero di venerarlo come unico sommo dio.
Tutti lo adoravano, nell’intimo della propria casa tuttavia il demone aveva fallito: Prahlad, suo figlio, nelle cui vene scorreva lo stesso puro sangue demoniaco, era infatti devoto al dio Vishnu che rifiutava di rinnegare per assecondare le manie di potenza del padre.
Minacce, ordini e suppliche non erano valse a nulla- Prahald doveva essere eliminato.
A incaricarsi del triste compito fu Holika, sorella di Hiranyakashipu e zia paterna di Prahlad. Con parole e tenere carezze Holika prese in braccio il nipote, così come fanno i parenti quando vogliano esprimere il proprio affetto…e improvvisamente si gettò tra le fiamme di un grosso fuoco.
Holika non era una kamikaze. Aveva ottenuto da Brahma, a forza di fare penitenze, il potere dell’immunità dal fuoco. “Se mi butto tra le fiamme con mio nipote tra le braccia” doveva avere pianificato la demonessa “in pochi minuti sarà tutto finito, povero bambino folle”.
Con animo determinato a compiere la missione affidatale e la sicurezza di agire per il bene della propria specie, Holika si lanciò nel falò–inconsapevole della forza protettiva della fede in Vishnu, ignara dei colpi di scena del destino.
Come spesso accade ai demoni, l’ego e l’orgoglio furono la sua rovina. La demonessa non era completamente immortale. Avvolta dalle fiamme Holika prese fuoco, morendo tra grida di dolore e lacrime di stupore. Si racconta che il dono soprannaturale avesse delle limitazioni implicite a cui la demonessa non aveva prestato attenzione –per esempio pare che valesse solo quando Holika fosse sola e non potesse essere usato come un’arma per fare del male. O forse furono le preghiere impregnate della fede assoluta di Prahlad a vanificare gli intenti malvagi della zia. Di fatto il rogo ridusse Holika a un mucchietto di cenere, mentre a Prahlad, protetto dal grande dio del bene Vishnu, non bruciò nemmeno un capello.
Ogni anno la notte prima di Holi (detta Holika dahan) si accendono falò a ricordo della vittoria della fede in dio e del bene. Holika, che non era una zia malvagia in toto ma era una demonessa nata per compiere il proprio destino oscuro, rappresenta anche la tendenza molto umana a commettere errori. Il rito simbolico del fuoco in cui una volta all’anno si brucia l’idolo demoniaco, purifica dal peso degli sbagli commessi, per ricominciare un nuova stagione con anima e vestiti immacolati e la speranza di migliorare nel cuore.
Inoltre...
Volete essere in India per vivere i momenti del falò (e il delirio di colori il giorno di Holi)? Lasciatevi trasportare dalle foto di Marco Cappella nella galleria Holi1 e Holi 2
Foto in copertina di Abhlesh Sarda
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