Gli stupa
Secondo alcune fonti al tempo dell’imperatore Ashoka (III a.C) attorno alle colline, a Vidisha dove oggi sorgono gli stupa, prosperava una viva comunità di buddhisti che avevano eretto templi e monasteri – in uno di questi avrebbe vissuto Devi, figlia di un mercante e moglie dell’imperatore. Ashoka fece costruire uno stupa di mattoni e eresse una delle sue colonne. Oggi la colonna è scomparsa mentre il suo stupa rimane incorporato all’interno del Grande Stupa, ampliato nel II a.C. dagli Shunga.
Nella foto è lo stupa 3 e il suo unico portale, costruiti nel periodo della dinastia Shunga nel II a. C.
Grande Stupa (Stupa 1)
Sul piccolo stupa in mattoni voluto da Ashoka, gli Shunga nel II a.C. fecero erigere la cupola che vediamo oggi, con un diametro di 36 m e un’altezza di 14.60 m e la balaustra attorno a cui, ancora oggi, deambulano in senso orario i fedeli (bisognerebbe fare almeno tre giri per rispettare la tradizione).
Nati come reliquari, gli stupa divennero importanti simboli buddhisti: rappresentano la vittoria della conoscenza sull’ignoranza. Celebrano la possibilità della liberazione da tutte le sofferenze per tutti gli esseri viventi (per una breve descrizione più dettagliata sul significato degli stupa rimandiamo a The Meaning of Stupas).
Dettaglio sul torana occidentale
Dall’incontro tra il sapere degli artigiani locali e quello “importato” dagli artisti a seguito degli Satavahana che venivano dal sud e conquistarono gli Shunga nel I a.C, nascono i bassorilievi dei torana di Sanchi: una delle espressioni più alte e significative dell’arte indiana antica.
A prendere forma è un mondo pieno di vitalità e energia, si dipana un racconto interminabile in cui storie buddhiste edificanti si immergono nella quotidianità degli artigiani. Ad essere celebrata è la creazione, presente in ogni fenomeno naturale: sfumano e si annullano le differenze tra uomo, animale, piante e oggetti animati.
Torana orientale
Sui torana sono raccontati gli episodi della vita del Buddha e delle sue esistenze precedenti. Fino al II d.C il Buddha veniva rappresentato solamente attraverso simboli, mai nella sua forma fisica.
Le immagini che riportiamo compaiono sul pilastro destro del torana orientale Nel primo pannello nella foto è rappresentato il sogno di Maya o la nascita del Buddha e sotto la processione del re Suddhodana (padre di Siddhartha) che va incontro al Buddha in ritorno alla sua città natale, Kapilavastu.
Nella foto a destra vediamo invece uno dei miracoli del Maestro: il fiume è in piena e Kashyapa con due discepoli remano sulle acque agitate per salvare il Buddha che credono in pericolo. Non ce n’è bisogno: il Buddha – qua rappresentato dalla “trave” vuota- cammina sulle acqua e raggiunge incolume la terra ferma. In basso si vedono di nuovo Kashyapa e discepoli che venerano il Buddha rappresentato questa volta dall’albero di pipal sulla destra, dietro un piccolo trono.
Porta meridionale
Il torana a sud del Grande stupa si apre sulla parte più verde della collina. Su questo, e gli altri torana, la presenza del Buddha è evocata da 4 principali emblemi religiosi:
• Il fiore di loto o dea Lakshmi irrorata da due elefanti, che rappresenta la nascita del Buddha
• La ruota, simbolo della prima predica a Sarnath, ovvero la messa in moto della ruota della legge
• L’albero della bodhi, che rappresenta l’illuminazione
• Lo stupa, emblema della morte definitiva o dell’entrata nel nirvana
Torana orientale e meridionale
I quattro portali attorno al Grande Stupa furono eretti nelle quattro direzioni, a rafforzare l’idea dello stupa come centro dell’universo. Risalgono all’ultima metà del I a.C e vennero costruiti in circa 40 anni. Il primo ad essere costruito fu il torana sud, quindi il nord, est e per ultimo quello ad ovest.
La forte decorazione dei torana contrasta con la semplicità della balaustra e della superficie piana dello stupa. Sui portali è infatti rappresentato il mondo che bisogna lasciarsi alle spalle per accedere al deambulatorio e avvicinarsi alla conoscenza eterna.
Pillole per il viaggio:
Sanchi si trova a 40 km da Bhopal. Si può raggiungere comodamente in treno o autobus pubblici, se non si ha un proprio mezzo di trasporto.
Aperto tutti i giorni, tranne il martedì, dalle 8.30 alle 5.30
Si consiglia di visitare anche il museo archeologico ai piedi della collina.
Quando:
Il periodo migliore per l'itinerario è tra ottobre e marzo
Tempo (minimo) stimato: 1 giorno (mezza giornata se automuniti e poco interessati alle storie buddhiste)
Crediti immagini: Sara Andreis
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