Ci sono dei momenti nella vita in cui farsi dei regali premia più del previsto e sarebbe criminale non concederseli. Un regalo per ricaricarsi dopo lunghe ore di lavoro a fianco di concilianti persone che parlano inglese come voi, eppure la comunicazione incespica. O per premiare la vostra decisione di staccare, avere comprato un biglietto ed essere, finalmente, dall’altra parte del mondo.
Un pranzo o una cena –meglio una cena se vi sentite in vena di romanticismo- al ristorante Bait di Kovalam, vicino a Trivandrum è un’indimenticabile coccola per il palato, gli occhi e il cuore, un’esperienza che non ha bisogno di giustificazioni, fortunatamente nemmeno a conto pagato, e che quando sarà ricordo vi lascerà un sapore tenero di pesce in bocca e un desiderio di ritorno (...non per nulla si chiama Bait, l’Esca).
La poesia inizia sul sentiero da percorrere per raggiungere il Bait, scostato dalle spiagge turistiche e dalle strade trafficate. Un sentiero tra il verde del giardino dell’Hotel Vivanta by Taj, di cui fa parte il ristorante, vi fa passeggiare tra una laguna addormentata e le onde burrascose dell’oceano.
Il Bait vi accoglie su una piattaforma di assi consunte, un tempo delle rotaie del treno. Il tetto di paglia, le tipiche stuoie intrecciate a mano dei pescatori locali, i tavoli di legno: tutto mantiene un accogliente e curato stile rustico per farvi immediatamente rilassare.
Il gioviale personale di sala vi accoglie con una bibita di benvenuto –un tenero cocco o un bicchiere di rasam, una bevanda calda e speziata dalle qualità digestive- e per tutto il pasto vi fanno il più possibile godere l’esperienza in piena privacy (meglio comunque prenotare, in caso di affollamento potreste faticare a trovare un posto e ricevere meno attenzione del normale).
Vorrei sempre avere un posto vista mare quando vado a un ristorante vicino alla spiaggia. Il Bait mi ha offerto tavoli sulla sabbia, da cui ammirare il sole che si tuffa nelle onde e fare volare lontani, oltre il mare Arabico, i pensieri. La sera lampade tenui e i lampioni aggiungono carisma all’atmosfera già speciale.
Immersi sì nella bellezza del posto, ma certamente a rendere speciale il Bait è il cibo! Il menù del ristorante è studiato dallo Chef per deliziare i palati di occidentali, spesso poco inclini ai cibi speziati, e degli indiani. La specialità del Bait è il pesce, freschissimo, portato in cucina ogni mattina direttamente dai pescatori che arrivano dal mare.
I vegetariani non si scoraggino, abbondano verdure e la pizza, sottile, croccante e cotta nel forno a legna (solo fino alle 7 di sera), è in assoluto la migliore che potrete assaggiare in miglia e miglia.
L’artista delle delizie che ho mangiato con gusto è lo Chef Saju Antony. Ottimo cuoco e capitano di cucina, Saju sceglie personalmente il pesce da cucinare, preferendo cancellare una pietanza che scendere a compromessi con la qualità della materia prima. Una lezione che ha sperimentato negli anni di lavoro in Portogallo. Ai maestri italiani deve, afferma, il gusto per i sapori semplici e puri, tipici della cucina mediterranea. Alla sua terra, il Kerala, il piacere di bilanciare i diversi gusti. Non è uno chef supponente, e se avrete commenti e consigli da suggerirgli (viene direttamente al vostro tavolo per accertarsi che siate soddisfatti), si adoprerà per non deludervi e sono certa che il menù della prossima stagione ne porterà memoria.
La specialità dello Chef: l’aragosta on the rock (lobster), sbollentata, condita con olio di oliva e quindi appoggiata su una lastra di pietra riscaldata a 450°, con contorno di verdure saltate. Servita fumante. I crostacei on the rock mantengono vivo il sapore e la freschezza del mare, con un lieve aroma a coronare la cottura e nulla più, come ci si aspetta da un ristorante di mare in Italia.
Keralese è il dentice atlantico stufato (baked baby snapper) servito su tavolette di legno di mango o tamarindo che ne amalgamano i sapori. La ricetta indiana prevede un bagno in salsa speziata (a voi la scelta del livello di piccante).
I piatti, di carne-di pesce-di verdure, sono sorprendentemente abbondanti, ordinate progressivamente e lasciate spazio per l’ottimo kulfi, gelato indiano, come dessert.
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