Vi piace l’atmosfera mistica e la musica dal vivo? A New Delhi, tra i quartieri della città nuova, potete lasciarvi trasportare dal qawwali, una genere di musica sufi dell’India e del Pakistan, ogni giovedì sera dalle 6:30 alle 10.
Non si tratta di concerti, la musica sufi è un’offerta e il qawwali è “cibo per lo spirito”. Le note si librano ipnotiche verso il cielo per fare trascendere i limiti della realtà fisica e diventare spirito. I testi sono spesso struggenti, cantano il ripianto per l’amore perduto, metafora per rappresentare la condiziona dello spirito umano che anela a riunirsi con il divino.
Nizamuddin Auliya visse nella zona per 60 anni e qui fu sepolto. Il sufi era molto ricercato, come guida spirituale e consigliere, dai regnanti di Delhi. Tra i suoi discepoli vi era Amir Khusrau (1253-1325), poeta di corte e padre del qawwali. La tomba di Khusrau è vicina a quella del maestro, separata dal cortile di marmo bianco su cui siedono i musicisti qawwal.
Oggi il dargah è gestito da 500 discendenti del santo Nizamuddin. Della famiglia sono anche i due principali gruppi di qawwal che vivono in zona: il gruppo di Meraj Ahmed e quello di Chand, entrambi della famiglia Nizami Khursro Bandhu.
Per i puristi della tradizione consigliamo di andare il venerdì sera al dargah di Hazrat Inayat Khan, sempre nello stesso quartiere, dove si esibiscono i figli di Meraj Ahamed Nizami, che compare sporadicamente. Il patriarca è uno degli ultimi qawwal classici dell’India e i suoi cinque figli portano avanti l’arte, incuranti della fama e dei guadagni.
Se invece preferite lasciarvi trasportare dal ritmo più orecchiabile e dal canto appassionato, Chand Nizami e figli non vi deluderanno. Li trovate tutti i giovedì presso il dargah di Nizamuddin. Chand e figli hanno adattato la tradizione ai tempi moderni, sacrificando i testi persiani in favore dell’intensità emotiva. Questo è il gruppo sufi più popolare del momento, con un’agenda fitta di impegni tra tourné all’estero, concerti privati e registrazioni per le colonne sonore dei film ( un esempio? “Kun Faaya Kun” , per il film Rockstar).
Non bisogna seguire nessuna religione per apprezzare il qawwali, così come i dargh sono aperti a tutti. Non è nemmeno necessario capire le parole dei versi cantati. La musica melodica dell’harmonium (una sorta di organetto), il ritmo delle percussioni (tabla e dholak) e il canto arrivano diritti al cuore.
Un giovedì sera trascorso nel dargh di Nizamuddin è indimenticabile, sia per la musica che per l’ambiente. Le due tombe sono tesori dell’arte moghul e il Nizamuddin Basti, il quartiere intorno al mausoleo, è un labirinto di vicoli pieni di negozietti colorati che vi introduce in un altro mondo. Dimenticate, passo dopo passo, il mondo della frenesia moderna che vi lasciate alle spalle. Così vicino eppure così distanti: cultura moderna e spiritualismo centenario sufi si avvinghiano senza cancellarsi.
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