Le violente piogge di inizio agosto non hanno fermato il ciclo vitale dei piccoli neelakurinji che sono tornati a fiorire anche quest’anno, dopo dodici anni di lenta preparazione.
La stagione della fioritura è quasi finita e il blu quest’anno non è stato così estensivo come avrebbe potuto, ma i delicati fiori non hanno mancato di attirare numerosi turisti regalando al Kerala la speranza di un nuovo inizio.
Il neelakurinji è una pianta che cresce solo sui pendi delle montagne dei ghat occidentali attorno a Munnar, spettacolare cittadina a 150 km da Cochin, in Kerala, dove il verde morbido delle piantagioni di tè contro il nero delle rocce accarezza gli occhi e pacifica l’anima.
Il nome botanico del neelakurinji è Strobilanthinae e ne esistono 40 diverse varietà di colore blu, viola, lilla o bianco. Crescono solo oltre i 1500 m di altezza in alcune zone dei Nilgiri (le montagne blu che da loro prendono il nome) e dei ghat occidentali.
La rarità della fioritura rende il viaggio a Munnar tra agosto e ottobre ancora più speciale. L’ente del turismo del Kerala commercializza l’evento e salvaguarda l’ecosistema naturale dalle orde di turisti organizzando scrupolosamente la visita.
Quest’anno il monsone anomalo che ha causato ingenti danni al Kerala ha messo la fioritura e l’afflusso di turisti a repentaglio. Da inizio agosto molti erano pronti, come noi, a salire a Munnar con il desiderio di assistere al miracoloso ciclo della natura, ma le numerose frane hanno bloccato le vie di accesso. Da settembre si può nuovamente salire a Munnar da Cochin, arrampicandosi per chilometri di strada tortuosa, attraversando la foresta per giungere alla valle. Le frane che bloccavano la strada sono state rimosse, la strada messa in sicurezza.
I prati montani dove vivono i fiori neelakurinji che noi abbiamo visitato, fanno parte del parco nazionale Eravikulam.
La visita
Rajamalai, nel parco di Eravikulam, si può raggiungere in questi mesi di intenso afflusso turistico solo acquistando un pass dagli uffici della forestale. Per evitare le code si può prenotare la visita in anticipo online o affidandosi alle agenzie di viaggio o chiedendo l’aiuto dell’hotel dove si soggiorna.
Da Munnar si sale per 15 km verso Rajamalai in autobus o jeep messi a disposizione dall’ente del turismo. Quindi una navetta del parco (ce ne sono una decina che fanno la spola avanti e indietro) vi porta per altri 4 km attraverso una piantagione di tè fino al centro di accoglienza. Lungo la strada, quando il te lascia spazio a prati incolti, si ammirano i fiori lilla-blu stagliati contro lo splendido orizzonte dei ghat tappezzati di verde. Forte la voglia di scendere dal mezzo di trasporto e camminare, ma è vietato.
Dal centro di accoglienza, con un piccolo museo dedicato alla storia del parco e un’area rinfresco, si percorre l’ultimo chilometro di strada a piedi. Una piacevole passeggiata tra campi di alta quota fioriti e la possente roccia nera del Rajamalai.
Se vi aspettate una tranquilla passeggiata in natura sarete delusi. Non c’è nulla di selvaggio e non potete uscire dal percorso di visita guidato, trattandosi più di un percorso museale che un trekking in montagna.
Se sono i percorsi di camminata in montagna che vi interessano è meglio contattare agenzie turistiche private chiedendo esplicitamente di fare trekking. Ci sono altre zone dove sbocciano i neelakurinji, ma volutamente il Kerala promuove la visita in Eravikulam park dove può garantire la protezione e la sopravvivenza della specie.
Il paesaggio è mozzafiato, la bellezza attorno tanta, l’esperienza di visita con molti indiani da tutto il Paese interessante, ma un po’ di delusione mi ha attanagliato il cuore mentre percorrevo il chilometro perdonabile. I numerosissimi divieti mi hanno infastidita. Eppure, ripensando ai diversi luoghi di bellezza naturale meta di attrazione turistica dove sono stata in India, ho capito che la regolamentazione del Kerala ha delle motivazioni, purtroppo, assai valide: nonostante i numerosi turisti a Munnar non c’è un solo pezzo di plastica a rovinare l’ambiente.
Triste constatare che ci sia bisogno di regole severe di un esercito di guardie forestali per preservare la natura. Naturalmente è proibito raccogliere i fiori di neelakurinji, ma per rendere più facile la vita dei guardiani (ce n’è uno ogni venti metri) non si può nemmeno fare una foto troppo da vicino a qualunque fiore, perché si potrebbe toccare anche solo uno stelo di erba. Il “sentiero” è stato asfaltato per rendere la passeggiata più confortevole e una staccionata di legno blocca l’intero percorso, sia a valle che verso monte dove c’è una parete di roccia di circa due metri- laddove un rivolo d’acqua ha reso la roccia più appetibile alla scalata una staccionata più alta blocca anche solo l’intenzione di uscire dal percorso.
I turisti sono considerati dei bambini maleducati e indisciplinati che hanno bisogno di supervisione continua. Nonostante tutto, mentre salivano, una signora sulla sessantina è stata multata per avere raccolto un fiore! Triste, ma l’India, come massa di uomini e donne in viaggio, non è pronta a gioire della natura in libertà- meglio prevenire che rovinare un habitat naturale.
Ogni tanto un nilgiri tahr, un ungulato tipico del Tamil Nadu e del Kerala, si sporgeva dalla montagna sovrastante per controllare l’inusuale popolazione umana.
I thar sono la principale attrattiva per il parco nei mesi e negli anni in cui i nel non sono in fiore. In viaggi precedenti ne avevo visti tanti, si avvicinavano anche fino a pochi metri, ma in questo periodo preferiscono starsene a centinaia di metri di distanza.
Non c’erano prati fioriti come quelli che avevo visto in foto e sentito raccontare da amici che erano stati qua durante fioriture precedenti, ma la visione di questi piccoli neelakurinji che hanno resistito al clima avverso, all’attacco umano e hanno atteso dodici anni per sbocciare è emozionante.
Con la fine del mese di ottobre tutti i fiori di neelakurinji scompariranno, per tornare a colorare questa valle tra altri dodici anni. A fine fioritura le piante di kurinji conservano il seme ma diventano nere. Una volta che il seme viene disperso la pianta secca e scompare sotto l’erba. Solo dopo 4-5 anni i semi germogliano, ma le piante sbucano dall’erba e sono riconoscibili sono dopo 10 anni. Due anni dopo la maturità il miracolo di un’altra fioritura.
Le piante di neelakurinji e il loro habitat sono a rischio di estinzione.
I primi ad avere alterato l’ecosistema furono gli inglesi che deforestarono gran parte della valle per creare piantagioni di tè e importarono dall’Australia piante di eucalipto.
Negli anni ’80 il dipartimento forestale che controllava vasti tratti delle praterie montane le dichiarò “non produttive e incolte”, favorendo la coltivazione di cannetti e legna da ardere. La maggior parte dei prati che avevano visto vaste fioriture dei neelakuinji nel 1970 e nel 1982 erano completamente scomparsi nel 1994. Solo nel 2006, durante la penultima fioritura che ha attratto oltre centomila visitatori, il governo ha ascoltato le richieste di ecologisti e sostenitori dei kurinji e notificato la creazione del parco di Kurinjimala (circa 42 km dalla città di Munnar) per proteggere le piante- ma il progetto rimane tuttora solo sulla carta.
Speriamo di ritrovare i neelakurinji tra 12 anni, magari con una popolazione umana più rispettosa della natura. Ci auguriamo che il recente disastro naturale possa insegnare a rispettare ogni piccolo fiore, che con la sua forza e le sue strategie acquisite in migliaia di anni di evoluzione contribuisce a rendere il suolo fertile e meno incline a frane e incendi.
Per saperne di più
Sito del Kerala Tourism: https://www.keralatourism.org/neelakurinji/
Noi abbiamo trovato particolarmente interessanti:
- l’articolo Focus Kurinji, del fotografo naturalista Balan Madhavan https://www.keralatourism.org/neelakurinji/experience/kurinji/37
- l'articolo Neelakurinji – the bloom of a unique ecosystem, di E. Kunhikrishnan https://www.keralatourism.org/neelakurinji/experience/neelakurinji-blooms/40
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