In India, si dice, ci sono solo due stagioni: la stagione delle piogge, che disseta la terra, e la stagione del mango, che appaga il palato e il cuore degli uomini. La settimana scorsa un temporale inaspettato mi ha comunicato l’arrivo della stagione del frutto dalla polpa dolce e sugosa. Il profumo dei fiori sui rami, intensificato dall’umidità del cielo, si è unito a quello caldo della terra in una sinfonia di aromi. Ho sollevato gli occhi è tra i fiori ormai in sfioritura, li ho visti: i piccoli verdi manghi dalla forma inconfondibile appesi ai rami come palline su un albero di natale. Il giorno dopo i venditori di mango sono comparsi sul bordo della statale. E’ ufficiale: è iniziata la stagione del mango, attesa sempre con grande trepidazione.
I manghi sono panindiani, gli alberi puntellano le campagne, offrendo ombra e frutti. Per gli indiani i 100 giorni della raccolta delle oltre 500 varietà di frutto –meno di un centinaio in commercio- rinnovano nostalgici ricordi di un’infanzia lontana, di giornate passate a esplorare il territorio e manghi verdi raccolti dalle piante e mangiati con un pizzico di sale nero e peperoncino in polvere. Il gusto agro dei frutti acerbi fa letteralmente impazzire il palato, lo si legge negli occhi estatici degli avventori dei chioschetti improvvisati che li vendono per strada. Non meno apprezzato è il dolce gusto che matura con il tempo. Così il mango regna sulle tavole indiane più a lungo: acerbo e fresco prima della grande raccolta, maturo e dolce (in un’infinità di avatar) e infine, nei mesi lontani dalla stagione buona, conservato nei sottaceti (achaar) o nei succhi di frutta (si veda questo recente spot televisivo giocato sull'acquolina per il mango).
Solo in Bihar il mango è uno strumento di emancipazione femminile. A Dharhara da generazioni le famiglie piantano almeno 10 manghi per una figlia che nasce. Le piante sono di proprietà della bimba, i soldi ricavati dai raccolti serviranno per pagare l’istruzione e la dote e il possesso degli alberi rafforza la stima delle donne. In questo villaggio la parità dei sessi è ancora lontana, ma grazie al mango una neonata è festeggiata e gli spettri del suo matrimonio esorcizzati.
Mango: istruzioni per l’uso
Al di là della nostalgia che evoca, del suo uso rituale e del costume sociale, il mango maturo è molto buono, ma addentarlo non è così immediato: la buccia è spessa, la polpa scivolosa, il seme da una forma irregolare difficile da maneggiare e il sugo macchia. Così vi ritrovate su un treno con un frutto appetitoso in mano, una gran voglia di mangiarlo e non sapere come fare! Niente paura, naturalmente gli indiani hanno trovato una soluzione (che vale per quasi tutte le qualità di mango, a patto che sia ben maturo e la buccia sia spessa): premete con dolcezza e decisione il frutto fino a ottenere una polpa cremosa, quindi tagliate una piccola parte della buccia sulla sommità –può andare bene anche un morso- e …bevete il mango come fareste con un succo di frutta. Se il mango è maturo non resterà molto, altrimenti potete procedere rompendo la buccia e mangiare la polpa rimasta attaccata.
Mango mania:
Volete assaggiare le 1100 varietà di mango indiano? Partecipate al Mango Festival di Delhi, dal 30 giugno al 2 luglio (date da confermare).
Crediti
Mango verde e Fiori di Mango di Mauro Guanandi; frutto nazionale indiano di Wee Keat Chin; Al mercato di Sistak
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