Nel 1998 Delhi stava risolutamente cercando di cambiare volto. Voleva lasciarsi alle spalle gli interminabili ingorghi di traffico e ridurre l’inquinamento, costruendo una moderna ed efficiente rete di metropolitana. All’epoca l’unica città con la metropolitana era Kolkata, una underground che a vent’anni dalla costruzione non godeva di buona salute. No, Delhi guardava più a oriente, a Hong kong e al Giappone.
Non mi è dato sapere cosa ne pensassero di cittadini della mastodontica opera intrapresa, se fossero davvero convinti dell’utilità dei lavori che costavano rupie e mesi di peggioramento di traffico, di deviazioni e disagi a chi si muoveva in prossimità dei cantieri. Personalmente ero scettica, le due arterie che mi portavano in centro da Shadipur Depot, dove trascorrevo le mie giornate, erano completamente bloccate. E non potevo credere che un cantiere in cui le persone trasportavano materiale edile sulla testa, passandoselo di mano in mano in una lenta ma inarrestabile catena umana, potesse davvero funzionare. Già alla conclusione della prima fase del progetto (tutt’ora in corso) non ci furono dubbi: la metro di Delhi cambiava il modo di viaggiare della città e migliorava la vita di molti pendolari.
Delhi ce l’ha fatta ad avere la sua metro, è riuscita a stare nei tempi del progetto (la prima fase si concluse nel 2006 con tre anni di anticipo sulla data stabilita), senza rumori di appalti gonfiati e incidenti eclatanti. Qualche scandalo di tangenti sta venendo alla luce, purtroppo la corruzione esiste. Il traffico a Delhi continua a essere inumano, il problema dell’inquinamento persiste.
La metro però è diventata uno stile di vita, parte integrante della vita della città. Ogni giorno sulla Delhi Metro Rail viaggiano due milioni di persone, 200 treni percorrono i 190 km delle sue linee (altri 140 saranno completate nel 2016).
Se siete a Delhi vale la pena percorrere qualche tratta in metro, scegliendo magari quelle sopraelevate, come la linea rossa che passa sopra i tetti della città, preferibilmente lontano dalle ore di punta (per farvi un’idea guardate questo video del 2012 che commemora i dieci anni della metro di Delhi).
La Delhi dell’underground è un’India moderna, dove le persone rispettano la fila e fanno scendere i passeggeri prima di lanciarsi alla conquista di un posto. C’è confusione, ma c’è efficienza e sicurezza –le donne possono anche avvalersi delle carrozze per sole donne in testa al treno.
Quando viaggiate al posto di avere un biglietto cartaceo vi viene dato un gettone di plastica: passandolo sul sensore entrate e quando arrivate a destinazione la macchina-cancello se lo inghiotte facendovi passare per uscire. Niente spreco di carta e vi sembra di fare un giro in giostra.
Delhi ha dato l’esempio e oggi anche Bangalore, Gurgaon e Mumbai hanno una linea di metro. Seguiranno grandi centri come Chennai e Hyderabad, ma anche piccole città dove non avreste mai pensato alla metropolitana, per esempio Kochi (ormai quasi a metà dei lavori) e Jaipur.
L’India è orgogliosa delle sue metropolitane, che facilitano gli spostamenti urbani e propongono un nuovo positivo volto del paese al resto del mondo. Il compiacimento non è vano- i cantieri in corso creano molti posti di lavoro in India e l’esperienza fatta ha attirato investitori. In Tamil Nadu la ditta che si occupa della produzione dei treni per i progetti di Chennai e di Cochin, ha firmato un accordo con l’Australia: i treni made in India trasporteranno i passeggeri sulla rete underground di Sidney nel 2016.
Crediti immagini
Karol Bagh station e Nangloi metro station and flyover by
Varun Shiv Kapur
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