L’India ama la decorazione e la narrazione, ci si può perdere per anni alla ricerca delle storie che racconta in mille modi diversi. I danzatori narrano storie con il corpo e il trucco del viso. Le statue raccontano miti millenari e hanno numerose braccia per evocarne tutte le gesta. Anche uno sguardo sulla strada offre molteplici suggestioni narrative.
Sulle superstrade i personaggi principali sono gli autocarri regionali: pachidermi colorati, con gli occhi fissi sulla via e voci baritonali che affermano il diritto (assoluto) sulla strada. Ogni loro lato è un canovaccio in cui pennellate di colore raccontano un mondo diverso. Due camion uguali sono una rarità e ogni regione si riconosce dalle decorazioni e dai motti che mostra sul corpo dei suoi mezzi.
Il camion sembra una donna potente e protettiva, con dolci occhi per proteggere l’autista. La testa è incoronata da un pannello di legno scolpito e colorato, sopra cui troneggia il nome del mezzo (appunto come fosse una persona). Incorniciati tra i fiori ci sono paesaggi idilliaci, animali, simboli religiosi, monumenti famosi o brevi aforismi di provenienza incerta. Nel nord si usano gli alfabeti locali ma in Kerala le scritte sono quasi sempre in inglese: “Agisci per l’India, muori per l’India”, “L’unione fa la forza”, “Fate l’amore, non fate la guerra”, “Il tempo è denaro, dio è amore”, “La virtù vive oltre la morte”. Per via della mobilità e visibilità i camion sono anche stati usati per campagne di sensibilizzazione sociale, con messaggi sull’aids, contro il sistema della dote e per il controllo delle nascite, tra i tanti.
La superficie dietro la cabina dell’autista è quella che offre maggior spazio al pittore. La scelta del disegno dipende dalla regione e religione di provenienza, oltre che dalle mode e dal gusto personale del committente. Gli elefanti abbondano al sud, i pavoni al nord. Gli hindu rappresentano gli dèi; i cristiani santi, madonne o colombe bianche; i musulmani non rappresentano la divinità ma la mecca o il Taj Mahal.
Amuleti contro la sfortuna pendono sulla parte posteriore (un mostricciattolo dai grandi occhi e lunghi denti insanguinati o una semplice scarpa sono tra i più diffusi). Sul retro si ammonisce alla prudenza con un “suonate il clacson” o “mantieni la distanza”, ma non mancano più spavalde incitazioni alla sfida come “prendimi, se ci riesci”.
Sembra che la tradizione di decorare i camion sia nata in Pakistan e si sia poi diffusa in tutta l’India. Si dice addirittura che sia un’occasione per rivaleggiare, oltre che sul campo di cricket e sui confini montani.
A contribuire al mantenimento della tradizione vi è il fatto che comprare il telaio del camion e poi portarlo a rifinire in officine specializzate dove lavorano meccanici, fabbri, falegnami e pittori, costa meno che averlo pronto e omologato dalla fabbrica. Ma per capire tutta l’attenzione dedicata all’abbellimento del mezzo si deve considerare soprattutto l’approccio di grande rispetto e culto che gli indiani hanno verso gli strumenti di lavoro che permettono di guadagnarsi da vivere.
Sarà perché il consumismo è da poco penetrato nel Paese e le cose materiali hanno ancora un valore quasi spirituale, sarà forse per superstizione, o che gli autisti passano lunghe ore sul camion e lo considerano un po’ come una compagna in territori lontani da casa, ma da queste parti del mondo sulle strade sfrecciano macchie di colori sgargianti, in combinazioni poco probabili e i camion decorati sono diventati un’arte popolare. Il grande gusto per il colore e la decorazione trasforma la strada in una mostra temporanea a cielo aperto, dove non c’è biglietto da pagare.
Per i curiosi che amano giocare:
I camion dipinti viaggiano anche sugli smartphone, tablet e pc. Se volete allenare gli occhi all’osservazione delle differenze e godervi l’arte indiana potete dare un’occhiata a questa applicazione.
Questo link invece è per i più classici che, stufi dell’estetica del solito Monopoli, preferiscono sperimentare il Camiopoli, ispirato al traffico e al commercio indiano.
Per saperne e vederne di più: un video.
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