Orchha (fondata dal re Rudra Pratap nel 1571) era un tempo la capitale del regno dei Bundela, oggi è un centro addormentato sul fiume Betwa, in Madhya Pradesh. Il passato glorioso sopravvive nella caratteristica architettura della fortezza in mezzo al Betwa river, dei mausolei sulla riva del fiume, e dei templi che hanno perso i mecenati ma non i devoti.
Orchha è meta turistica frequentata da selezionati viaggiatori alla ricerca di esperienze autentiche di vita e cultura indiana o una tappa per spezzare il viaggio tra il Taj Mahal e i templi di Khajuraho.
Qualche anno fa, quando l’abbiamo scoperta, era un paio di strade con case basse tra il tempio di Raj Ram e il palazzo in mezzo al fiume. A parte l’albergo Sheesh Mahal nel palazzo non c’erano molte infrastrutture per accogliere i turisti. A un paio di anni di distanza ci siamo tornati a cavallo di una moto enfield mentre giravamo per le selvagge terre dei Bundela e a Orchha era iniziato il processo di edificazione –non regolamentata. Erano sbucate guest house e piccoli ristoranti lungo la strada. Ora ci sono un paio di resort e soggiornare è più comodo, la strada è stata allargata, i collegamenti migliorati. Orchha mantiene intatto il fascino della capitale dei tempi che furono.
La fortezza, con numerosi palazzi all’interno, è l’attrazione principale –raggiungibile percorrendo a piedi un affascinante ponte seicentesco da cui si possono talvolta vedere i rari avvoltoi, specie in via d’estinzione in India.
Il Raja Mahal è il palazzo più antico, fatto costruire dal re fondatore di Orchha tra il 1507 e il 1531, ma terminato dal successore solo nel 1545. Il palazzo più spettacolare per l’architettura indo-islamica delle sale labirinto, è il Jahangir Mahal, un omaggio di gratitudine per l’imperatore moghul che ridiede l’indipendenza alla città.
Lungo la strada che porta al Ram Raja Temple si srotolano i negozietti con gli oggetti per la venerazione, rosari, braccialetti. Un piccolo e colorato bazar dove è bello osservare la gente impegnata a contrattare o chiacchierare.
Vale la pena trascorrere un paio di giorni a Orchha e passeggiare nella campagna nei dintorni, scendere al fiume a fotografare i lavandai che sbattono i panni sulle pietre levigate dall’acqua. Ci sono altri templi da visitare: il Lakshmi Narayan Temple su una piccola collina preserva interessanti affreschi, mentre il maestoso Chaturbhuj Temple regala viste spettacolari sui dintorni agli intrepidi che si arrampicano sulla ripida scalinata (fate attenzione alle scimmie che vi vedono come “ospiti” in visita).
La sera ci si può sedere sulla riva del fiume e ammirare il profilo elegante dei cenotafi dei re bundela, fusione dell’arte chandela (quella dei templi di Khajuraho) e moghul.
Non ci si ferma a Orchha per fare collezione di monumenti, anche se scoprire cupole settencentesche –alcune con qualche affresco in rovina- usate come stalle e depositi può avere il suo fascino.
A spingervi a rimanere è la storia e la decadenza che traspirano dalle pietre degli edifici, la vivacità della vita dell’India contemporanea lontana dal traffico del mondo urbano.
Come arrivare:
In treno: stazione di Jhansi (18 km)
In aereo: Aeroporto di Gwlior (121 km, circa 3 ore)
Per strada: 18 km da Jhansi, 121 da Gwalior, 442 da Delhi, 180 km da Khajuraho
Quando: periodo migliore tra ottobre e marzo
Crediti
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