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Chota char Dham Yatra

Perchè 70.000 persone erano sull'Himalaya nei giorni della recente alluvione? La salvezza e la fede nel pellegrinaggio sono parte della millenaria cultura indiana...

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In questi giorni sono di casa le drammatiche immagini delle vallate dell’Uttarakhand, spazzate via dall’alluvione. Si legge di circa 70 mila persone sull’Himalaya bloccate dalle piogge torrenziali e oltre 5000 morti; pochi i locali, la maggioranza gente arrivata da tutta l’India per realizzare un sogno coltivato forse per anni: il pellegrinaggio alle sorgenti dei due fiumi più sacri e ai templi di Shiva e Vishnu più vicini al cielo.
Il viaggio per fede è la forma più diffusa di turismo in India. Yatra è il viaggio verso una meta sacra, dimora degli dei (dham). Ci si reca in pellegrinaggio per ricaricare le batterie spirituali, per ritrovare serenità e ottenere la liberazione. Più è faticosa e difficile la strada verso la sorgente divina, più certi i risultati. Lo sforzo fisico richiede disciplina e aiuta a controllare la mente, paragonata a una scimmia da addomesticare. Ogni dham sorge in prossimità dell’acqua (fiume, lago o mare), che purifica il corpo e lo spirito. Osservandone lo scorrere l’uomo rammenta la transitorietà della vita mortale, accetta i cambiamenti e intuisce la verità dell’assoluto. Inoltre sul percorso il pellegrino incontra altri uomini di fede e saggi, ne condivide le esperienze e impara a conoscere il mondo e relativizzare i turbamenti della propria esistenza.


I quattro centri religiosi dell’Uttarakhand, in virtù della difficile raggiungibilità sono considerati particolarmente potenti. Fino agli anni sessanta erano meta esclusiva di asceti, rinuncianti e benestanti che potevano permettersi portatori, muli e scorte di viveri per i lunghi giorni di cammino attraverso passi ad oltre 4000 m. Poi, paradossalmente, la guerra per i confini con la Cina del 1962 ha spinto il governo a costruire strade di alta quota e il flusso di pellegrini ha reso i quattro (char) centri (dham) del piccolo (chota) pellegrinaggio (yatra) della valle molto popolari. (Per percorrere il grande Char Dham si deve attraversare tutta l’India dal nord al sud e dall’est all’ovest  -da Badrinath a Kanyakumari, da Puri a Dwarka).
Il circuito Chota Char Dham si percorre da maggio fino a ottobre e comprende:


Yamunotri (3293 m): il tempio è dedicato alla dea Yamuna, il secondo fiume più sacro dell’India, e fu costruito sul lato destro del fiume dalla regina Gularia di Jaipur nel XIX in seguito alla distruzione del santuario più antico sulla riva destra. Per arrivare bisogna camminare per 6 chilometri attraverso una densa foresta. La Yamuna nasce più in alto, a 4421m di altezza,  dal ghiacciaio ai piedi del monte Banderpoonch, che fa da sfondo scenografico al centro di pellegrinaggio. I pellegrini offrono alla dea nel tempio riso cotto nelle acque termali che sgorgano nelle vicinanze.


Gangotri (3048 m): il tempio, edificato nel XVIII, è dedicato alla dea Ganga e sorge vicino alla roccia dove, secondo il mito, il re Bhagirath venerò Shiva per ottenere la discesa sulla terra del Gange celeste. Shiva non solo esaudì le sue preghiere ma arrestò la furia della dea intrappolandola tra le sue chiome incolte. Oggi la sorgente si trova alla base del ghiacciaio Goumukh (volto di vacca), a 19 chilometri di distanza e 3892 m di altitudine. Si dice che stia rapidamente indietreggiando a causa dei peccati degli uomini e il conseguente surriscaldamento del pianeta. I devoti salgono a piedi fino a Goumukh per fare abluzioni nell’acqua gelida e portare a casa un po’ del liquido divino da offrire, oltre che a parenti e amici, al dio Shiva come balsamo per il portentoso mal di gola provocatogli dall’ingerimento di un veleno micidiale che avrebbe altrimenti distrutto l’universo. 


Kedarnath (3584 m): il tempio dedicato al dio Shiva è il più difficile da raggiungere, a 14 chilometri dalla strada carrata e circondato da splendide montagne. � anche il tempio più antico, si dice costruito nell’VIII dal saggio-filosofo Adishankara che qua avrebbe ottenuto l’illuminazione. Secondo uno dei miti i fratelli Pandava qui avrebbero cercato la benedizione e l’espiazione del cattivo karma accumulato nella sanguinosa guerra contro i cugini Kaurava (la guerra raccontata nel Mahabharata).


Badrinath (3133 m): al tempio, dedicato al dio Vishnu, si può arrivare in macchina, forse perché è il centro principale ed è anche una delle quattro tappe del pellegrinaggio panindiano. Vuole la leggenda che il santo-filosofo keralese AdiShankara abbia trovato la statua del dio nell’acqua del fiume Alaknanda e l’abbia installata in una grotta vicino alle sorgenti termali Tapt Kund. Poi, nel XVI d.C, un re ha fatto costruire l’attuale tempio in cui officiano brahmani del Kerala (circa 3000 chilometri più a sud!) Il tempio sembra un santuario buddhista-e ai tempi di Ashoka (III a.c) pare lo fosse davvero.

Crediti
Verso Badrinath di Michael Scalet; Kedarnath di Kmishra; Badrinath di Sumeet Bask ;The origins of Ganga river di Shimriz

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Gangorti/Gaumukh di Barry Silver; Gangotri di Vijayakumar

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