Immergersi incautamente nelle sue campagne è sconsigliato, tuttavia vi sono destinazioni che ogni anno vedono arrivare pellegrini e turisti da tutto il mondo.
Percorrere i sentieri sui quali camminarono i due grandi maestri –il Buddha e il Mahavira (profeta della religione gianista)- ci porta tra stupa, antiche grotte, nuovi monasteri e le rovine di antichi regni.
Il nostro itinerario ad anello parte da Patna, fa sosta a Rajgir e Nalanda e prosegue per la destinazione finale: Bodhgaya, dove il grande Buddha ottenne l’illuminazione.
Patna o non Patna?
Perché fermarsi a Patna? Non di sicuro per la pace o una tranquilla visita turistica. Secondo noi Patna vale per un’alba o un tramonto sulle gradinate lungo il sacro fiume Gange. E per il cibo, sembra che ogni piccolo o grande ristorante sia in grado di farvi leccare i baffi!
Il traffico, sempre caotico di questa città tipicamente indiana ignara del concetto di piano regolatore, è peggiorato in questi tempi a causa dei massici lavori di costruzione di una rete di sovrappassaggi (stile Genova) che potranno in futuro migliorare la viabilità.
Cosa fare: Una passeggiata sulla sponda opposta del Gange, affondando i piedi nella fertile terra argillosa -regalo che il sacro fiume dona all’umanità da che il mondo fu creato.
Cosa vedere: Golghar, un granaio del 1786 che sembra uno stupa; il Sahib Gurudwara, il marmoreo tempio dei sikh dove si gode una sorprendente quiete; gli scavi di Kumrahar dove un tempo sorgeva la regale Pataliputra.
Permanenza: mezza giornata
Tra le colline di Rajgir
Fino al V secolo A.C Rajgir era la capitale del regno di Magadha, poi spostata a Pataliputra (Patna). .
Le tre religioni autoctone dell’India sono presenti a Rajgir, con una certa prevalenza del Buddhismo.
Su queste colline meditarono sia Buddha che Mahavira, non per approfittare delle acque termali che sgorgano in Brahmakund, ma alla ricerca della verità ultima.
Su una delle colline oggi sorge un immacolato stupa della pace, il Vishwa Shanti Stupa, costruito nel 1969 laddove si dice Gautama Buddha mise in moto la seconda ruota della legge.
Cosa vedere:
Una salita al Vishwa Shanti Stupa, grazie alla seggiovia non si fa fatica a percorrere i 400 metri di altezza, vi regala pace e un bel panorama. Godetevi –se non avete paura dell’altezza- anche le espressioni dei pellegrini preoccupati sui seggiolini (le seggiovie non sono comuni in India).
Le acqua termali sgorgano bollenti sia all’interno del Brahmakund, un complesso templare dove dovete entrare scalzi e scacciare gli insistenti sacerdoti che richiedono somme astronomiche per benedirvi, che in piscine laiche.
La grotta di Sonbhandar è la meta che fa per voi se credete nei tesori nascosti: decifrate la riga scolpita all’apertura della grotta e la montagna si aprirà davanti a voi permettendovi di accedere a un tesoro che custodisce!
Andando verso Nalanda fermatevi a osservare ciò che rimane dei 40 km di mura ciclopiche che circondavano l’antica capitale, uno dei pochi esempi di archittettura in pietra di epoca pre-Maurya.
Permanenza: 1-2 giorni
Nalanda l'erudita
Nalanda fu un tempo un mahavihara, un enorme monastero buddhista del regno di Magadha dove confluivano maestri e discepoli. Tanto che viene spesso definita l’antica università dell’India antica, dove nel periodo di massimo splendore studiavano 5000 studenti.
Nata durante il periodo Gupta (V-VI), raggiunse il massimo splendore sotto Harsha (VII) e venne quasi completamente rasa al suolo nel 1200 da un comandante del sultano di Delhi.
Le imponenti rovine di mattoni rossi che ammiriamo oggi rivelano un passato di disciplina spirituale, mentale e ottima organizzazione ingegneristica: acqua corrente, fogne, vasche, giardini, edifici su diversi piani…
Qui studiarono i primi monaci che portarono la filosofia Mahayana in Tibet e sono conosciuti come i padri del Buddhismo in Tibet.
Cosa vedere: Il parco archeologico di Nalanda si può visitare da soli, ma una guida –fisica, cartacea o virtuale- renderà più viva la visita. Degli undici monasteri rimasti all’interno delle imponenti mura basta esplorare il principale (appena entrati a sinistra), tutti gli altri seguono lo stesso progetto. Sei sono i templi sopravvissuti e ci sono diversi stupa, di cui il grande stupa è quello meglio conservato e più spettacolare.
Dall’altro lato della strada si trova il museo con pannelli decorativi, stucchi e sculture ritrovate durante gli scavi.
Permanenza: Una giornata
Bodhgaya: dove il principe divenne Buddha
Una fiumana di pellegrini –soprattutto orientali- percorre ogni giorno le strade della piccola Bodhgaya: Monaci amaranto e arancioni; bambini con i capelli rasati e gli occhi pieni di vita, signore giapponesi dall’aria serafica. Bodhgaya è una delle tappe fondamentali del percorso buddhista dei pellegrini in India .
Si viene a Bodhgaya per meditare sotto lo stesso albero sotto cui il Buddha ottenne l’illuminazione, per ringraziare il grande maestro, per cercare la pace interiore – o per curiosare. L'albergo è in realtà un discendente, ma la pace è assicurata.
Nel 2013 Bodhagaya fu sede di attentati terroristici ad opera di musulmani che volevano vendicare l’uccisione di fratelli musulmani in Myanmar per mano di buddhisti. Da allora l’accesso al complesse del Mahabodhi è minuziosamente sorvegliato con metal detector e perquisizioni.
Cosa fare:
Oltre al tempio di Mahabodhi e l’albero dell’illuminazione, ci sono numerosi monasteri costruiti da diversi paesi buddhisti. In ognuno potete sedere per meditare e osservare in santa pace come altri popoli si rapportano con lo spirito e il divino.
I nostri preferiti sono il monastero Tibetano e quello Bhutanese, per i colori e per i gong suonati dagli studenti che vi trasportano d’incanto altrove.
Con qualche giorno a disposizione si possono seguire corsi di meditazione.
Permanenza: 1-2 giorni
Pillole per il viaggio:
Vi consigliamo di muovervi con un mezzo privato. I collegamenti con gli autobus sono frequenti, le strade buone, ma non esistono servizi turistici di buona qualità. Senza dubbio se decidete di viaggiare in bus avrete modo di condividere per qualche ora la vita vera delle persone locali.
A Rajgir e Nalanda il mezzo pubblico più diffuso è il toga, il calesse trainato da un cavallo.
In alta stagione, soprattutto a dicembre quando il Dalai Lama è solito scendere a Bodhgaya, trovare una stanza è un’impresa –prenotate per tempo.
Fuori stagione molti monasteri non permettono di pernottare.
Per raggiungere Bodhgaya da Gaya prendente un rikshaw, contrattando sul prezzo.
Tempo (minimo) stimato: 5-6 giorni
Crediti
Sadhu, Tirunavannamali per la cortesia di Melinda Fodor
Chennai by Darshan Simha, Kanchipuram by Mckay sSavage, Pondicherry by Soham Banerjee,
This work is licensed under a Creative Commons Attribution 2.0 Generic License.
Mahabalipuram by NIgel's Europe & Beyond
This work is licensed under a Creative Commons Attribution-ShareAlike 2.0 Generic License.
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