Oggi in India, quasi in tutta l’India a seconda del calendario adottato, è il primo giorno della grande festa che celebra il compleanno di Ganesh, il dio dalla testa di elefante che aiuta a superare gli ostacoli e, come palesa la sua grossa pancia, ama mangiare. Come meglio festeggiarlo se non con un dolce? Ganapati, altro nome del dio figlio di Shiva e Parvati, ne è molto ghiotto. Racconta un mito che una volta ne mangiò così tanti che lo stomaco scoppiò e fu poi costretto a legarsi un serpente attorno all’addome per rimediare al danno. Tra tutti i possibili e innumerevoli dolci indiani i suoi favoriti sono i modak. Da questa mattina, per tutta la durata del festival, nelle case, nei templi e nelle pasticcerie si preparano i dolci che, offerti e benedetti dal dio goloso, donano prosperità e portano buona fortuna sulla terra.
I cuochi non sono gli unici a essere molto impegnati in questo periodo. Caratteristica della festa è la venerazione di statue del dio che l’ultimo giorno saranno portate in processione e infine gettate in acqua. Le statue tradizionali sono fatte di argilla, presa dagli argini dei fiumi e ai fiumi ritornata, in un ciclo che riflette quello della natura e della vita dell’uomo. Le preparazioni iniziano a giugno e per migliaia di artigiani la festa significa buoni guadagni- coerentemente con la funzione di Ganesh di favorire gli incassi.
Di argilla erano le prime grandi statue che nel 1893 Tilak, uno dei padri fondatori dell’India indipendente, volle collocate per le strade e festeggiate pubblicamente, con l’intento di creare unità tra le caste e creare un senso di appartenenza nazionale contro i colonizzatori inglesi. Per la prima volta una manifestazione religiosa diventa un movimento politico. Da allora la festa è diventata molto popolare e anche più commerciale. Per produrre più rappresentazioni di Ganesh e abbassare i costi l’argilla ha lasciato il posto al gesso, il colori naturali sono stati sostituiti con quelli chimici. A Mumbai (150 mila statue immerse ogni anno), Chennai, Bangalore e Hyderabad dove la partecipazione è di massa, per il mare, i fiumi e i laghi la festa è un disastro ecologico. La tematica ambientalista sta prendendo piede e si stanno studiando soluzioni per permettere alla gioiosa festa di continuare senza effetti collaterali (come illustra questo video che ci permette di prendere un po' parte alla festa).
Le statue, alcune alte anche 10 metri, sono sistemate in padiglioni appositamente costruiti per essere visitate dai devoti. Ogni quartiere fa a gara a chi prepara il pandal, padiglione con la statua, più bello. Ma Ganesh si può venerare anche nel privato della propria casa, decorata a festa per accoglierlo.
Nessun indiano crede che la statua sia Dio. A renderla divina sono i mantra, le invocazioni sacre, che in essa vengono fatti risonare da brahmani esperti nel sapere sacro. Nell’induismo il suono è la prima emanazione divina ed è carico di potere. Attraverso i suoni si può manipolare la realtà fisica. La statua caricata di energia diventa murti, manifestazione divina a cui si offrono per dieci giorni incenso, camfora, fiori e, naturalmente, dolci. Come ogni manifestazione terrena neanche Ganesh murti è immutabile e immortale. La cerimonia conclusiva del Chaturthi, con milioni di fedeli che cantano "Ganapathi Bappa Morya, Purchya Varshi Laukariya" (O padre Ganapati, torna presto il prossimo anno) simboleggia proprio questo: immergendo la statua divina nell’acqua si saluta idealmente Ganesh che fa ritorno alla casa paterna sul monte Kailash portandosi dietro tutte le sofferenze umane dell’anno passato e simbolicamente si riafferma la ciclicità del manifesto, in cui ogni inizio nasce da una distruzione.
Crediti foto:
In copertina Ganesh Chaturthy di Harsha K R
Nel testo Grande festa di Vishal Dutta
L'immersione di Ganesh di Chris
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