Bello, elegante, colorato e decisamente maschile il turbante, in hindi detto pagri, non passa inosservato.
Ce ne sono per tutti i gusti, ma scegliere quale indossare non è solamente una scelta di gusto. Il pagri parla: la foggia, lo stile, il materiale e il colore comunicano innumerevoli informazioni a chi sa osservare e conosce l’India.
Uno straniero alle prime esperienze con l’India impara presto a riconoscere i due principali turbanti indiani: quello ordinato e composto (sempre accompagnato da un’altrettanto curata barba) dei sikh e quello più ampio e colorato del Rajasthan, terra dei raja con-turbanti. Per imparare a conoscere la cultura del turbante del Rajasthan (patria per antonomasia del copricapo da maharaja) ci vuole tempo e pazienza.
La prima lezione che si affronta è come trasformare 9 metri di stoffa in un turbante (si veda il video in copertina). Il turbante non nasce infatti pronto all’uso, ma richiede cura e abilità -altro che il nodo alla cravatta. Un tempo alla corte del maharaja c’erano servitori appositamente scelti per questo compito, ma in generale gli uomini vanno molto fieri della propria abilità nell’indossare autonomamente il turbante.
Le fatiche della creazione ripagano con una serie di funzioni di adattabilità con cui un copricapo ready made non può competere: lo stesso pagri si adatta a qualsiasi misura di testa e può assumere fogge diverse a seconda dell’occasione (più ampio per ripare meglio dal sole, con una sventolante coda per occasioni di festa…). All’occorrenza diventa un cuscino o una coperta per regalare un sonno rigenerante anche al viandante colto dalla notte in una landa inospitale. O si usa come una fune per tirare su un secchio da un pozzo d’acqua…
Il turbante ha un suo linguaggio. Il colore indica la comunità e la regione di appartenenza, ma anche tiene conto dell’occasione: a un funerale o per un lutto si indossa il bianco, per esprimere condoglianze colori spenti e scuri, mentre per le feste i colori accesi. Pagri di seta broccata indicano affluenza (ai tempi dei maharaja solo i nobili potevano decorarli con pietre preziose). Un turbante presentato a una donna è messaggio di vedovanza. Scambiarsi il turbante è un forte segno di fratellanza e amicizia. Toccare quello di un altro un insulto. Togliersi il turbante davanti a qualcuno indica sottomissione. Un padre che da il proprio pagri a un figlio comunica di essere pronto a passare il ruolo di capofamiglia e di avere completa fiducia nel giovane. Il dodicesimo giorno dopo la morte del capofamiglia il turbante del defunto è simbolicamente appoggiato sulla testa del figlio maggiore.
Durante le nozze la famiglia della sposa regala ai componenti maschi della famiglia dello sposo turbanti, manifestazione del rispetto per la famiglia con cui si sta stringendo alleanza.
La globalizzazione avanza e benché per le campagne del Rajasthan si vedano ancora molti uomini con turbante, nelle città i giovani lo indossano sempre meno, se non per le occasioni comandate (il matrimonio, per esempio). Per loro e per i viaggiatori che in pochi giorni non abbiano padroneggiato l’arte del drappeggio e vogliano portarsi a casa un pittoresco pezzo d’India, in molti bazar (a Jaipur in Johari bazar dove è stato girato i video) si possono comprare di ogni foggia, colore e misura di già pronti. Il mondo gira in fretta e il pagri si adegua.
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