Le montagne hanno un che di mistico, per natura. Cime che sembrano toccare il cielo e offrire la possibilità agli uomini di abbracciare dio. In India, come per gli antichi greci, sono la dimora degli dei e sono raccontate in numerosi miti e leggende. Il territorio indiano è ricco di montagne: dalle elevate cime della giovane catena dell’Himalaya nel nord, a quelle antiche e di modesta altezza dei monti Vindhya che separano geograficamente il nord dal sud, alla catena dei Ghat dal nord al sud. E ogni monte ha la sua storia, indipendentemente dalla sua altezza. Per la loro associazione con gli dei le montagne sono riverite e nessun indiano antico (e molti moderni) prova il desiderio, molto occidentale, dell’alpinista che mira a conquistare la cima. In India le montagne di ammirano dal basso e si deambula attorno ai loro piedi come davanti alla statua di un dio, a un tempio o a un guru.
Sempre Narada è presente in un mito relativo ad altre montagne: i monti Vindhya. Si racconta che Narada arrivò ai piedi delle montagne mentre peregrinava per il mondo e intravvide la possibilità di destabillizzare un po’ l’equilibrio e divertirsi. Complimentandosi con i Vindhya stuzzicò la vanità della divinità di quei monti, insinuando che sarebbero stati i più possenti se non ci fosse stato il monte Meru, così alto da bloccare perfino la strada al sole e le stelle. I monti Vindhya cominciarono allora a crescere e crescere, fino a essere talmente alti da impedire al sole di compiere il suo giro. Il mondo rimase così in equilibrio precario per qualche tempo finché un altro saggio, Agastya, rimise a posto le cose. Per il matrimonio di Shiva e Parvati accorsero tutti gli dei e i saggi, tra cui anche Agastya. La cerimonia si svolse sui monti dell’Himalaya siccome Shiva abita sul monte Kailash (nell’odierno Tibet) e Parvati è figlia del re dell’Himalaya. L’equilibrio del mondo, già provato dai monti Vindhya si fece critico. Allora Agastya, con la famiglia, migrò verso il sud, per riequilibrare la terra con il suo grande peso di saggezza e il potere della meditazione. Ma a metà strada incontrò gli alti Vindhya a bloccargli la strada. Il saggio era il guru dei monti e la richiesta di un maestro non può essere inattesa. Così fu che Agastya chiese al discepolo di chinarsi per facilitargli il cammino e di attendere abbassato il suo ritorno. I Vindhya da allora sono una catena montuosa umile e bassa, poiché il saggio mai tornò al nord. Rimase invece a vivere sulla cima di un altro monte, l’Agasthyamalai, sui Ghat Occindentali del Kerala, benedetto dagli dei e dagli uomini che ancora oggi si arrampicano sul monte per venerarlo.
Crediti
Nanda Devi from Auli di Michael Scalet
Mount Meru jaina di Anish Shah
Cosmologia puranica di autore ignoto
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