Dal 30 ottobre del 2011 l’India è tra i paesi eletti che ospitano il gran premio di formula uno, uno degli sport più esclusivi del mondo. Il circuito, disegnato dall’architetto Herman Tilke, si chiama Buddh International, dal nome dell’area fuori Delhi in cui sorge. Uno dei più impegnativi, con cambi di pendenza che rendono le gare particolarmente spettacolari. Un ingresso nel mondo delle corse in grande stile.
Perchè per l’India era tanto importante essere sulla mappa del gran premio, spendendo cifre astronomiche per esserci? Non è un paese famoso per lo sport, in generale. Se si esclude l’amatissimo e seguitissimo cricket e i campionati di scacchi, è quasi sconcertante la mancanza di competizione e le scarse vittorie indiane a livello mondiale. A seguire la formula uno è una piccola elite e ancora meno sono i piloti professionisti indiani. Anche se un team l’India ce l’ha: Sahara India Force.
Da qualche anno l’India si sta impegnando a cambiare la propria immagine agli occhi del mondo. Da pacifico paese fiabesco ed esotico, come era percepita nei decenni successivi a Gandhi, alla fine del millennio era vista soprattutto come la terra dei milioni di poveri .Oggi l’immagine che l’India vuole dare di sè è di una nazione dinimica e moderna, un’ Incredibile India. Qualcuno ritiene che il Buddh International circuit possa essere un passo in questa direzione. Ma la realtà non corrisponde fedelemente alle volontà del marketing. Ci sono molteplici e contrastanti Indie, che non possono essere cancellate. Ironicamente l’India degli esclusi dai circuiti mondiali si è manifestata, quasi come un maledizione, alla vigilia del primo gran premio lo scorso anno, nella forma di un branco di cani di strada che si sono clandestinamente introdotti e hanno passeggiato sulle piste. Un incidente secondario che ha imbarazzato e messo a rischio il brand.
Si è continuato a correre e le piste si sono dimostrate di alto livello, world class, come si usa dire da queste parti. La settimana scorsa si è conclusa la seconda edizione. In India è cresciuta la popolarità della formula uno, grazie soprattutto alla campagna pubblicitaria dell’Airtel, sponsor dell’evento. La cultura delle corse dei motori si sta diffondendo tra i giovani e in un paese dove la metà della popolazione ha meno di 25 anni. I numeri, anche se si considerano solo le aree urbane e la classe media, sono notevoli. L’Airtel ha pensato sicuramente a loro quando ha deciso di spostare parte dei propri finanziamenti dal cricket alla formula uno e a loro sono mirate le pubblicità durante l’evento.
Se oggi esite un gran premio indiano è perchè la formula uno ha bisogno dell’India, dei suoi tanti giovani e della sua continua, anche se un po’ rallentata, crescita economica. L’evento è una concessione che una piccola e affluente elite si regala, un momento di glamour da non mancare per gli attori del cinema e i personaggi pubblici. E naturalmente un sogno che si realizza per i fan dello sport che non devono più accontentarsi dello show in tv. Per gli appassionati all’estero potrebbe trasformarsi in una buona occasione per visitare l’India e, con una cifra inferiore agli altri circuiti, sentire ronzare i motori dal vivo: con biglietti da 50 a 200 euro per un giorno e circa 440 per la stagione in tribuna.
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