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Un occhio italiano sui Figli della Mezzanotte

La natura più intima di alcuni dei personaggi coinvolti nel film Midnight's Children è catturata nelle foto di Alberto Moretti, artista italiano presente al NYIFF per ritrarre i volti del Festival

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Nel 2010 Alberto Moretti, fotografo freelance italiano, è a New York per ritrarre gli ospiti di rilievo dell’Indian Film Festival (NYIFF). Ritrae una settantina di attori, registi, produttori, tra cui alcuni personaggi che hanno lavorato al film Midnight’s Children (I Figli della Mezzanotte), uscito recentemente nelle sale italiane.
Proprio nel 2010 si cominciava a parlare del film e Salman Rushdie, autore del romanzo omonimo, stava lavorando alla sceneggiatura per la regista indo-canadese Deepa Mehta. Moretti fu quindi in qualche modo testimone della progettazione del film, la cui idea deve molto all’opera e all’entusiasmo di Aroon Shivdasani, direttrice esecutiva del NYIFF.

Gli scatti che vi presentiamo fanno parte della collezione NYIFFaces, e ritraggono i volti di alcuni dei personaggi coinvolti a vario titolo nel film Midnight’s Children: il 15 agosto 1947, a mezzanotte, quando l’India conquista l’indipendenza, un'infermiera di un ospedale di Bombay scambia due neonati nelle culle, incrociando le rispettive esistenze con quelle degli altri bambini "figli della mezzanotte", ovvero nati nello stesso momento e dalle doti straordinarie.
Alberto Moretti considera la macchina fotografica un potente strumento per interpretare la personalità e il carattere delle persone davanti all’obiettivo. Il ritratto fotografico è, per Moretti, una questione di relazione col soggetto: la persona deve essere calma e a proprio agio, e ci vuole tempo e spazio. Condizioni impossibili durante un evento concitato come un Festival. A New York il fotografo gioca contro il Tempo e la struttura dei personaggi che ha davanti, mettendo se stesso e i suoi soggetti in situazioni di disagio…e riuscendo con talento a catturarne la sfera più intima:

 

Salman Rushdie -scrittore e scenografo-
“Fotografai Salman Rushdie sulle scale di servizio di accesso alle cucine del Teatro poste nel sotterraneo. Con un piede su uno scalino e l’altro in posizione instabile su quello più sotto. Una situazione che avrebbe spazientito chiunque, tanto più lui che doveva districarsi tra un’intervista e un’altra; percepivo il Tempo come se ne conoscessi il limite, e attraendo a me ogni attenzione possibile, ottenni lo scatto desiderato in 3 minuti.”

 

Rahul Bose –attore-
“Rahul Bose e Seema Biswas mi furono offerti sulla scena della sala di proiezione, sostanzialmente buia: due attori introversi, molto seri e certamente per nulla rassicurati dal metodo fotografico e dalla situazione di ripresa. I due fiochi fari da sala mettevano a dura prova la necessaria pratica ipnotica verso il soggetto e l’attenzione al superamento della difficoltà tecnica data dal semi buio. Fui costretto a spingere il tempo oltre il limite che sentivo accettabile, fotografandoli per 4 minuti ciascuno.”

 

Seema Biswas –attrice-
“Quando ritraggo attori, danzatori, registi e scrittori che per lavoro agiscono sulla loro multipersonalità, il mio obiettivo è sempre quello di demolire la loro attitudine recitativa per farli entrare nella loro sfera più intima.”

 

Samrat Chakrabarti –attore e musicista-
“Samrat Chakrabarti e Dilip Mehta, istrionici e divertenti, con i quali mi sbrigai in 2 soli minuti nella Galleria d’Arte di Sundaram Tagore a Chelsea.”

 

Dilip Mehta –fotoreporter e regista-
“Ma la mia vera sfida al Tempo l’avrei lanciata solo l’anno dopo, nel 2011, quando per ritrarre Mira Nair impiegai soli 25 secondi, che per la situazione pressante in cui ci trovavamo mi sembrarono una vera eternità”.

 

Aroon Shivdasani –direttrice esecutiva NYIFF
“Saper eseguire un ritratto significa saper decodificare i messaggi che giungono al fotografo attraverso la piccola e la grande gestualità della persona ritratta, inserendoli in un’idea visiva di base”

Alberto Moretti

 

Crediti: foto per la cortesia di Alberto Moretti


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