Agrasen ki Baoli
La Baoli di Delhi è incredibile per la contaminazione temporale: sorge nel cuore commerciale della città moderna (vicino a Connaught Place), edificata secondo la leggenda agli albori della civiltà Indiana e, storicamente, ricostruita ne XVI d.C. Mondo antico, medioevale e moderno uniti nella profondità di 103 scalini che portano a una cisterna, oggi, secca –fino al 2002 era ancora usata come piscina.
Architettura sobria e simmetrica, grande eleganza e pragmatismo. Si possono scendere i 15 metri fino alla base, vedendo scomparire gradino dopo gradino i grattacieli, sentendo svanire il rimbombo del traffico e la vita moderna.
Agrasen ki baoli è oggi sotto la protezione dell’Archeological Survey of India (ASI) , è una delle meglio conservate tra le 30 baoli ancora esistenti della capitale.
Dove: Hiley Road, vicino a K.G. Marg, Connaught Place
Orario: dalle 9 alle 17
Ingress libero.
Chand ki Baori (Abhaneri, Jaipur)
Vi piacciono le storie di fantasmi? Mettetevi alla prova scendono i 13 livelli del pozzo di Abhaneri che vi portano a 20 metri di profondità.
Il cielo continua a brillare in alto, i corvi gracchiano sulle vostre teste, gli uccelli vorticano, l’acqua verde immobile vi attende e l’atmosfera si fa più spettrale passo dopo passo. Forse è solo suggestione, sono le storie di spettri che circolano nell’aria. Si dice infatti che il pozzo sia stato costruito dagli spiriti in una sola notte.
La incisioni raccontano un’altra storia: il pozzo, il più antico e profondo ancora esistente, è stato costruito tra l’800 e il 900 d.C. dal re Chanda della dinastia Nikumbha ed è stato dedicato alla dea della gioia Hashat Mata (il cui tempio sorge in prossimità della baori).
Chand Baori è una…sorpresa. La simmetria dei 3500 gradini che scendono sui tre lati del pozzo verso l’acqua (sembra di essere in un quadro di Escher), la pendenza da capogiro, la profondità e il mistero delle sculture annerite dagli oltre mille anni di storia, fanno del sito una meta molto affascinante.
Dove: Abhaneri, villaggio a 95 km da Jaipur sulla via verso Agra
Ingresso libero
Rani ki Vav (Patan, Gujarat)
C’era una volta una regina che viveva nel prospero regno di Patan. La Rani era una donna dal fine gusto artistico ed era innamorata del valoroso sposo, il Maharaja Bhimdev I della dinastia dei Solanki. Ma il re morì prematuramente e la Rani, per ricordare l’amato, fece costruire un pregiato pozzo a gradini, con sale coperte per proteggere i viandanti e i locali dai raggi del sole, colonne finemente scolpite con rappresentazioni degli dei (il dio Vishnu in particolare) e delle ninfe celesti, sette livelli di gallerie che scendevano verso il pozzo circolare dall’acqua sacra e curativa. In superficie, attorno all’ingresso rettangolare del pozzo, fece seminare piante medicinali della tradizione ayurvedica per curare i malati e migliorare la qualità dell’acqua del pozzo.
La regina si chiamava Rani Udayamati e la storia si ambienta all’inizio del XII d.C. L’origine romanzata del pozzo è forse leggendaria, ma la cisterna si chiama Rani ki Vav “la Regina dei pozzi”e c’è qualcosa di molto sacro e femminile in questo capolavoro architettonico riportato parzialmente alla luce dagli scavi archeologici negli anni ottanta, dopo che un’alluvione lo aveva completamente nascosto nel fango.
Dove: Patan (Gujarat), 125 km -circa due ore di macchina- da Ahmedabad
Orario: dalle 8 alle 18
Ingresso a pagamento
Stepwell di Adalaj (Ahmedabad, Gujarat)
Il pozzo del villaggio di Adalj è un ottimo esempio di arte indo-saracena. Vuole la leggenda che il vav venne iniziato da un raja hindu e completato da sua moglie, Rani Rudabai, con la collaborazione, essendo rimasta vedova, del re musulmano Mohammed Begda.
La tragica storia del pozzo è raccontata nelle incisioni al suo interno: il re musulmano si innamorò della bellissima regina e lei acconsentì a sposarlo, a patto che completasse il pozzo iniziato dal marito prima di morire. Il sultano intraprese i lavori con solerzia e passione e la cisterna venne terminata in tempo record nel 1499. Il giorno dell’inaugurazione la regina si dedicò ai rituali prescritti, girando attorno all’apertura del pozzo circolare in fondo al vav e si gettò nelle acque suicidandosi. Nonostante la tragedia Mohammed Begda non deturpò l’opera e lasciò liberi i mercanti delle carovane che si spostavano da Patan verso Alahabad di rifornirsi di acqua e sostare nelle fresche sale colonnate dello splendido pozzo.
Il pozzo ha tre scale d’ingresso che si uniscono, al primo dei cinque livelli, in un’ampia sala quadrata con un’apertura ottagonale al centro da cui si intravvede la bocca circolare del pozzo in fondo, 75 m più in basso. Mentre la luce del sole entra nello spazio ottagonale a illuminare le sale colonnate, le scale per scendere rimangono costantemente all’ombra, garantendo una temperatura di cinque gradi inferiore rispetto all’esterno.
Il disegno architettonico e le decorazioni sono una sintesi tra induismo, jainismo e islam, e non mancano rappresentazione di vita quotidiana –donne che fanno il burro, danzatrici, musici e dame intente al trucco… Ogni passo e ogni scalino è una scoperta di storie raccontate nella pietra.
Dove: Adalaj Village, 18 km a nord di Ahmedabad (Gujarat)
Orario: dall’alba al tramonto
Ingresso libero.
Crediti
Pozzo a gradini; Agrasen ki baoli; Chand ki baori; Rani ki vav; Adalj ni vav
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