Gruppo Zenit è stata una fra le prime aziende italiane di Information Technology a collaborare quotidianamente con l'avanguardia tecnologica del subcontinente indiano. Da questo rapporto è nato un magazine dedicato a chi vuole orientarsi fra gli usi e i costumi di un Paese ricco di storia e di cultura, di contraddizioni e di opportunità di sviluppo e dove tutto, dal passato al futuro, è sempre presente. Un Paese da scoprire visitandolo, lavorandoci o anche soltanto leggendo le storie e i suggerimenti che abbiamo raggruppato per voi in sei categorie che faciliteranno la ricerca e la consultazione:

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Attenti ai piedi!

Piedi impuri, piedi santi: decalogo del viaggiatore beneducato.

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In India bisogna fare attenzione a dove si mettono i piedi. La parte più bassa del corpo è carica di significati culturali, oltre che del nostro peso. Per evitare di essere fraintesi prendete come dato di fatto che i piedi sono tendenzialmente impuri e vanno usati con cautela. Toccare qualcuno con un piede può essere interpretato come un’offesa: gli indiani, in caso di collisione involontaria, si affrettano a toccare con la mano destra la persona urtata per poi toccarsi prima l’occhio sinistro e quindi il destro, un gesto che è un’offerta di scuse, una richiesta di perdono e una compensazione per l’offesa fatta. Se volete seriamente insultare qualcuno lanciategli contro una scarpa o mostrategli le suola. Quando ci si siede davanti a una persona più anziana e rispettabile fate attenzione a non rivolgerle i piedi, così come nei templi davanti alle icone sacre. E cercate di evitare di lasciare libri, riviste, tablet per terra e pestarli distrattamente.

I piedi sono arti inferiori nella gerarchia del corpo umano, ma non sono un tabù. Togliersi le scarpe non crea alcun complesso. I bambini, fin da piccoli, imparano dove è bene proseguire scalzi. Non è difficile imparare le buone maniere in fatto di piedi, basta rimuovere calzature (talvolta anche le calze) in ogni luogo di culto hindu, jainista, buddhista, musulmano, sikh , ebraico…praticamente ovunque tranne che in alcune chiese cattoliche.  Solitamente c’è un cartello che ce lo ricorda, ma osservando il numero di ciabatte e sandali abbandonate davanti a un ingresso capirete senza alcun dubbio cosa dovete fare. In India molti luoghi che a noi sembrano secolari sono invece sacri e bisogna approcciarli a piedi nudi. Tra questi ci sono le gradinate che scendono verso un fiume o le vasche dove gli hindu fanno le abluzioni, ma anche semplici pozzi o fonti d’acqua e anche alcuni alberi considerati sacri.
Sui palcoscenici o nello spazio usato per una rappresentazioni si entra a piedi nudi. Per motivi diversi ma assolutamente importante è togliersi le scarpe quando si entra a casa di qualcuno. Non farlo è un comportamento molto maleducato e segno di disprezzo verso chi vi invita, qualunque sia la sua religione. Al cospetto del divino si entra scalzi. Le scarpe potrebbero essere di pelle e quindi altamente impure. Il tempio (la moschea ecc…) è la casa di dio, l’entità superiore nell’universo mentre i piedi toccano la terra, la parte inferiore. Lasciare le scarpe all’ingresso del luogo dello spirito significa abbandonare la sporcizia, la nostra parte impura e materiale, simbolicamente i nostri piedi. Al tempo stesso i piedi sono uno dei punti vitali dell’organismo umano, dove terminano i nervi. I piedi nudi possono quindi assorbire l’energia divina di cui il tempio è carico. Sul palco gli artisti sono scalzi perché ogni volta che l’uomo rappresenta o suona compie un atto di creazione, attività propria di dio, diventando un temporaneo tramite dell’energia superiore.
Non tutti i piedi nell’induismo hanno lo stesso valore: quelli degli dei e pochi altri sono santi. In alcuni templi i devoti toccano con la fronte le impronte divine lasciate dagli dei sulla pietra o delle piccole scarpe che appartengono a dio. Nel nord dell’India la neo sposa arrivando nella nuova casa immerge i piedi in una miscela di acqua o latte e polvere rossa ed entra lasciando sul pavimento benaugurali impronte vermiglie (Graha Pravesh). Gli hindu hanno una visione del mondo più ampia di quella puramente sensoriale. Tutto è personificazione: il vento non è solo aria ma un dio, Vayudeva. Il fuoco è Agni. L’impronta sulla pietra è un portale che permette di collegarsi alla forza universale che l’ha creata, la parte inferiore della coscienza universale che prende contatto con la terra. I piedi della giovane sposa sono quelli della dea Lakshmi, dea della prosperità. I libri, ma anche computer e strumenti musicali , sono la dea della conoscenza Sarasvati. 

In India si toccano, con le mani o con la fronte, i piedi degli anziani e dei maestri, considerati le manifestazioni più famigliari del divino. Nella ricerca spirituale, così come nel cammino della vita, non si deve lasciare troppo spazio per l’ego, prostrarsi ai piedi e farsi mettere i piedi in testa significa essere pronti ad essere guidati e offrire un gesto di grande rispetto.


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