Forse non ci avete fatto caso, ma le strade del mondo (India compresa) si stanno popolando d’indiani con macchina fotografica e guida alla mano: sono i turisti, una recente evoluzione dell’indiano viaggiatore.
Gli indiani sono da sempre proni a viaggiare, ma con la crescita economica dell’emergente borghesia sono cambiate le aspirazioni, le motivazioni e lo stile del viaggio. Prima ci si spostava per tornare a “casa”, nella casa ancestrale dalla famiglia che si riuniva durante le vacanze, o per andare in pellegrinaggio nelle mete sacre disseminate in tutta la penisola (qualcuno sostiene che siano stati appunto questi viaggi tra un tempio e un altro a fare incontrare persone culturalmente molto lontane e a fare dell’India un unico Paese). Oggi si viaggia per pregare, per mangiare, per conoscere e, soprattutto, per godersi la vita. Qualunque sia la ragione ci sono circa 862 milioni di indiani (circa 14 volte l’intera popolazione dell’Italia) che lasciano il comodo divano in salotto per viaggiare.
Sono finiti i tempi delle valigie chiuse con lo spago stipate di cibo e ogni bene essenziale per risparmiare su ogni cosa possibile. I giorni delle famiglie numerose alla stazione (raramente aeroporto) a salutare i cari in partenza con occhi umidi e cuori gonfi. A dire il vero il turismo di massa interno, spesso religioso, continua a muoversi a budget ridotto, su treni stipati da prenotare con mesi di anticipo o su pullman che diventano cucine e camera da letto. Ma il turismo di nicchia pretende confort e qualità, al giusto prezzo. E su 1,3 miliardi di persone anche la nicchia è consistente.
L’India si sta adeguando alla nuova tendenza. Nei dipartimenti del turismo hanno realizzato le potenzialità del mercato interno. Sono nate infrastrutture per l’ospitalità, pacchetti turistici che pensano indiano e si è investito molto sulla pubblicità. I risultati ci sono stati: dai 269 milioni turisti indiani del 2002, anno in cui il Paese ha smesso di pensare solo ai visitatori stranieri, agli 850 del 2011 (contro i 19,50 stranieri).
E all’estero dove vanno i 12 milioni di indiani in viaggio? Secondo un sondaggio si Market Pubblisher le 10 destinazioni più gettonate sono state: Singapore, Thailandia, US, Malaysia, Hong Kong, Regno Unito, Australia, Cina, Svizzera e Canada. Paesi asiatici in testa, per vicinanza e convenienza. Tuttavia si sbaglia a pensare al turista indiano come a un parsimonioso viaggiatore che calcola attentamente le spese. Al contrario. Stando ai dati di Hotels.com risulta che i turisti più spendaccioni sono proprio gli indiani: per una notte in albergo all’estero un indiano è pronto a spendere mediamente 95 euro contro i 93 dei Francesi, e i 91.dei tedeschi.
Alcuni Paesi hanno già cominciato a esplorare il potenziale mercato aprendo uffici del turismo in alcune delle principali città indiane, facilitando il rilascio di visti turistici… e invitando le case cinematografiche indiane a girare i loro film in casa loro
Non tutte le vacanza sono però Bollywoodiane, molti scelgono la meta per motivi di lavoro, per studio e per sete di esplorazione. La solita vacanza mordi è fuggi, con tanti monumenti e foto è fuori moda. Ora si viaggia per fare esperienza, per assaporare le delizie locali e imparare a vivere in modo inusuale o per regalarsi il lusso estremo. Sempre meno pacchetti organizzati e più viaggi personalizzati.
L’Italia, con i suoi monumenti patrimonio dell’umanità, la sua cucina e le tradizioni uniche? Secondo i dati della Banca d'Italia nel 2011 i viaggiatori indiani sono stati 210.000, che hanno speso 280 milioni di euro. Per aiutarli a godere al meglio il Bel Paese la Lonely Planet ha di recente pubblicato loro una guida Italy, for Indian Travellers, noi una guida dell'India pensata per noi è probabile che non l'avremo mai!
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