Le moschee dell’India sono testimonianze architettoniche dell’incontro-scontro tra due civiltà: Induismo autoctono e Islam di importazione.
L’Islam in India è arrivato viaggiando su navi e carovane mercantili, quindi sbandierato da eserciti di invasori o cantato dai mistici sufi.
Oggi è parte integrante della cultura del paese -non senza i conflitti di ieri e di oggi: gli indiani hanno assimilato aspetti della cultura musulmana (in arte l’arco a sesto acuto e la cupola per esempio) e l’Islam si è lasciato influenzare dall’India.
Un viaggio tra le più significative moschee in India getta luce sulla storia di una critica e arricchente convivenza…oltre a incantare per la bellezza dei monumenti.
Le prime moschee dei sultani
Le più antiche moschee dell’India (la Quwwat-ul-Islam e la Adhai-Din-Ka-Jhonpra) risalgono all’inizio del XII, e visitandole si ha l’impressione di non essere in un luogo di culto musulmano: abbondano motivi hindu, dei sfigurati su numerose colonne e progettazione che ha poco di islamico.
Delhi era stata appena conquistata da un sultano afgano (era il 1192) che preferì lasciare il governo dei nuovi territori a un servitore turco promosso capitano: Qutubuddin Aibak. Aibak aveva un drappello di uomini per controllare una schiacciante popolazione hindu, nessun artigiano e muratore a seguito e molta fretta di mostrare il proprio potere -accogliendo nel frattempo una serie di profughi musulmani in fuga dai Mongoli di Genghis Khan. Adattare strutture già esistenti e usare le pietre dei templi hindu e gianisti, fu la strategia seguita per l’edificazione delle prime moschee.
La Quwwat-ul-Islam di Delhi fu costruita usando ben 27 templi, edificata da manodopera indiana esperta in forme voluttuose, ma poco pratica delle forme geometriche islamiche.
La moschea di Adhai-Din-Ka-Jhompra ad Ajmer è invece la conversione di una scuola sanscrita del 1153 (uno dei più antichi templi hindi che sono rimasti in zona!), con l’aggiunta di qualche muro fatto di pietre prese dai templi vicini.
Nota: Entrambe le moschee sono zone archeologiche, visitabili da uomini e donne
Religione e affari
Il Kerala sostiene che la prima moschea dell’India sia tra le sue palme, e non a Delhi. Una moschea di legno risalente al 628 d.C, frutto della tolleranza dei re locali e degli interessi economici.
Sulla costa del Malabar approdavano, già secoli prima della nascita dell’Islam, mercanti arabi attirati dalle spezie e dal pregiato legno, ottimo per costruire navi. I mercanti musulmani furono di casa, potevano costruire magazzini per il commercio e luoghi di culto, in un clima di armonia religiosa.
Dell’antica struttura in legno oggi poco rimane nella moschea di Cheraman Juma, vicino a Kudungallur, perduta per mano dei recenti “restauri” e dalla moda persiana che sta cambiando faccia a molte moschee keralesi.
Per ammirare l’antico stile architettonico delle prime moschee, simili ai templi hindu locali e ottimo esempio di sincretismo artistico, andate a Kozhikode (Calicut). Nel quartiere Kuttichira, attorno a una grossa vasca di acqua verde, sorgono le quattro moschee lignee del Kerala (XIV-XV) meglio conservate. Mishkal Masjid è la più antica, costruita da Mishkal, commerciante yemenita. Parzialmente distrutta da un incendio appiccato dai portoghesi nel 1510.
Nota: L'ingresso alle donne è quasi sempre vietato, ma non impossibile. A Kazhikode si raccomanda un abbigliamento consono anche per girare nelle vie attorno alle moschee.
Le moschee imperiali
Con i Moghul l’incontro tra arte indiana e persiana raggiunge la sintesi più perfetta. L’imperatore Akbar, di larghe vedute e grandi capacità governative, facilitò il processo di integrazione, sia a livello sociale che artistico –non tutti i moghul la pensavano come lui ma lo stile moghul era nato.
Le grandi moschee imperiali di Agra e Delhi sono i migliori esempi della raffinatezza dell’epoca.
La moschea del venerdì o Jami Masjid di Fatehpur Sikri (Agra) fa parte di un complesso monumentale che comprende il mausoleo di Salim Chisti in ricamato marmo bianco e la Buland Darwasa, eretta per celebrare la conquista del Gujarat.
Altrettando imponente è la Grande moschea di Delhi, che da una lieve altura troneggia sulla città vecchia. Costruita dall’imperatore Shah Jahan che, fatto il Taj Mahal in onore dell’amata moglie scomparsa, per sconfiggere la solitudine si dedicò con solerzia alla creazione di Shahajahanabad –la settima città di Delhi, poi quasi completamente demolita dagli inglesi (rimangono appunto la Juma Masjid e il Forte rosso).
Nota: Ingresso possibile, non nelle ore di preghiera; spalle, gambe e testa coperte.
Dargah, dove le fedi convergono
Assieme alle merci e agli eserciti con l’Islam arrivò anche il Sufismo, una filosofia che tende all’unione con il divino e all’armonia tra gli uomini. Le tombe dei santi, dette dargah, divennero luoghi di culto frequentati da indiani di tutte le fedi.
A Mumbai uno di questi luoghi di incontro è l’affascinante Hali Haj, una moschea e un mausoleo distesi nel mare della baia della metropoli. Un ricco commerciante musulmano rinunciò ai piaceri materiali, divenne santo e morì poco dopo mentre si recava in pellegrinaggio alla Mecca. In suo onore vennero erette la moschea e la tomba nel 1431. Da allora si dice il santo protegga le spiagge della città e i numerosi devoti che vengono a pregarlo, indipendentemente dal credo.
Il centro di sincretismo religioso più importante si trova in Rajasthan, ad Ajmer: Il Dargah of Khwaja Muin-ud-din Chishti. Popolare già all’epoca dei Moghul: a Humayum, il padre di Akbar, si deve la tomba, la piccola moschea bianca è opera di Shah Jahan mentre le porte di ingresso furono donate dal nizam di Hyderabad nel XVIII. Nel 2007 un attacco terroristico ha minato l’armonia del luogo. Oggi continua a confluirci gente da tutta l’India, bloccata all’ingresso da accurati controlli di sicurezza. Non lasciatevi innervosire dalle richieste di denaro e se potete rimanete la sera, quando si intonano i qawwal, le preghiere cantate al Signore.
Nota: nessuna restrizione di ingresso; spalle, gambe e ad Ajmer anche testa coperta.
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