Pongala è una cerimonia per cui migliaia di donne confluiscono verso il cuore storico di Trivandrum, occupando 5 km quadrati di città attorno al tempio della dea Attukal. Il festival del tempio dura deici giorni e si celebra nel mese di makaram-kumbham del calendario lunare keralese, tra febbraio e marzo. Il penultimo giorno la città è donna. Nei vicoli, lungo le strade, in ogni angolo si apprestano a cucinare un dolce a base di riso da offrire a una dea da placare e propiziare. E’ un’occasione attesa e imperdibile per tantissime donne, non solo della città. La festa è entrata nel registro dei primati Guinness come il più grande raduno annuale di donne al mondo (2,5 milioni. Al recente pongala del 7 marzo 2012 la partecipazione ha superato i 3 milioni). Per molte è un momento di fede, di festa e di partecipazione. Fin dalla sera del giorno prima arrivano ondate di pellegrine in macchine private, sui bus e con i treni speciali, messi a disposizione dal governo per l’occasione. Il rito è nato in Tamil Nadu ed era inizialmente celebrato solo dalle donne di casta bassa, ma oggi a Trivandrum la festa è diventata di tutte, spezzando le barriere castali per diventare un enorme raduno dove si sta assieme, si condivide e si rivolgono i pensieri al divino affinché possa esserci sulla terra pace e benessere.
Si inizia a cucinare verso le dieci, ma il traffico è già bloccato alle 5, ancora a chilometri di distanza dall’area riservata alle donne. Man mano che ci si avvicina al tempio si vedono donne che posano a terra i tre mattoni di argilla che servono da supporto per i tegami di terracotta in cui preparare il payasam, il dolce a base di riso per il rito. Ci sono donne sulle macchine bloccate nel traffico, sui carri, sulle moto e a piedi ai bordi della statale. Ognuna ha una fascina di legno da bruciare e una borsa con gli ingredienti da usare.
Oggi nessuna è sola. Non c’è bisogno d’inviti: case, cortili, servizi igienici, acqua… tutto è in condivisione. Nell’aria si respirano gioia, entusiasmo e solidarietà. Chiacchiere e risate aleggiano leggere, mentre mani più o meno esperte preparano la base per il dolce. C’è chi gratta i blocchi di zucchero di canna, chi spacca le noci di cocco e chi ne grattugia la polpa a formare montagne bianche che trasbordano in catini di acciaio. Autoparlanti diffondono preghiere, informazioni sugli orari dei riti e pregano le signore di attenersi a basilari norme di sicurezza (mantenere una distanza minima tra un fornello e l’altro, indossare vestiti di cotone, rivolgersi ai volontari e agli agenti di polizia in caso di problemi).
Vicino alle mamme ci sono bambine vestite come piccole dee, dal volto dipinto. Si crede che la dea, proprio in forma di bambina, sia apparsa molti secoli fa a una famiglia di queste parti. I contadini l’avevano accolta a casa, invitandola a mangiare. Mentre facevano bollire il riso con lo zucchero la piccola dea era scomparsa. In suo onore venne edificato un altare che è oggi il tempio dove la dea Attukal risiede e da cui dona prosperità alle devote. La dea tornò a manifestarsi in forma umana ed ebbe vita difficile come donna, per questo conosce bene i problemi femminili e aiuta le sue figlie a superare crisi e ingiustizie.
Il fuoco sacro che alimenta il lume nel tempio (atteso da un uomo, il sacerdote della dea) all’ora stabilita dagli astrologi esce dal domicilio sacro per alimentare il fuoco di ogni donna: uno dopo l’altro si accendono i piccoli falò, lasciando salire verso il cielo una catena di fumo.
Piegate sui tegami ci sono donne di ogni casta e ceto sociale, il grado di esperienza nel cucinare con il fuoco a legna si misura nell’arrossamento degli occhi. Non passa molto tempo che si sentono ululati al cielo: quando l’acqua che bolle fuoriesce dalla pentola per finire sul fuoco si scocca la lingua in segno di giubilo. Questo è il momento più importante del rituale.
In seguito i payasam sono tolti dal fuoco. Le più giovani sono le prime a ritirarsi per cercare ombra e riposo, a poco a poco tutti i fuochi sono spenti e la città sembra addormentata. Ogni quartiere della zona ha allestito mense che distribuiscono acqua e cibo gratuitamente, ma molte sono ospiti delle famiglie di qua. Sotto ogni riparo, sotto ogni albero ci sono donne che chiacchierano o dormono aspettando che giungano le tre, quando di nuovo le porte della casa della dea si apriranno per donare all’umanità l’acqua con cui benedire il cibo.
La cerimonia è conclusa, Attukal ha accettato le offerte e ascoltato le preghiere delle devote. Un altro anno di raccolto e prosperità è iniziato. Quasi a conferma della promessa di fertilità immancabilmente il giorno regala qualche goccia di pioggia, in una stagione normalmente secca.
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