Gruppo Zenit è stata una fra le prime aziende italiane di Information Technology a collaborare quotidianamente con l'avanguardia tecnologica del subcontinente indiano. Da questo rapporto è nato un magazine dedicato a chi vuole orientarsi fra gli usi e i costumi di un Paese ricco di storia e di cultura, di contraddizioni e di opportunità di sviluppo e dove tutto, dal passato al futuro, è sempre presente. Un Paese da scoprire visitandolo, lavorandoci o anche soltanto leggendo le storie e i suggerimenti che abbiamo raggruppato per voi in sei categorie che faciliteranno la ricerca e la consultazione:

ABOUTINDIA
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Cultura

Voce del verbo Bangalore

Alcune cose interessanti sull' India che cambia scoperte nel libro “Belli e Dannati” di Siddhartha Deb.

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Non lo sapevamo, ma negli Stati Uniti è stato coniato il verbo “To Bangalore” per  indicare il processo di esternalizzazione nella città indiana delle funzioni aziendali di back office, con impiegati che lavorano fino a tarda notte per seguire i ritmi di lavoro delle aziende madri americane.
Lo abbiamo scoperto grazie al bel libro di Siddhartha Deb intitolato Belli e Dannati, che come in un' inchiesta giornalistica (alcuni dei pezzi sono stai pubblicati in una versione rimaneggiata dopo aver visto la luce su The Guardian e altre riviste statunitensi e indiane) ci racconta i cambiamenti sociali, economici e antropologici che stanno cambiando l'India e che sono iniziati intorno agli anni novanta.
Per farlo, Siddhartha Deb ci racconta sei storie, una è la sua personale, ricche di descrizioni e di aneddoti illuminanti. Scopriamo così la vita quotidiana di Esther, la barista che come tante altre ragazze è arrivata dalle campagne del Nord-Est a Dehli per migliorare la posizione economica e sociale trovando una città complicata, dove un razzismo strisciante rende difficile la vita a chi viene da fuori in cerca di fortuna e dove “Ti squadrano dalla testa ai piedi. Che modello di telefonino o computer hai? Che abiti porti? Che tipo di macchina hai?”
O anche semplicemente a una donna, come l'avvocato Lansi che racconta : “Quando discuto un caso ll' Alta Corte o alla Corte Suprema posso presentarmi in pantaloni e camicia. Se invece sono in un tribunale distrettuale devo per forza indossare un sari (indumento) o un salwaar kameez, per evitare che siano prevenuti nei miei confronti”.
Scopriamo poi che  l'urbanizzazione e l'abbandono delle campagne indiane stanno per rivelarsi un problema di portata non solo locale ma mondiale, dalle parole di Ramanjaneyulu , il responsabile di un piccolo distretto agricolo del Andra-Pradesh: “Abbiamo bisogno di piccole attività agricole basate su  un modello ecologico e sostenibile, ed è ciò che il nostro centro tenta di organizzare nei villaggi. Altrimenti, mantenendo la situazione attuale, 400 milioni di contadini saranno costretti ad abbandonare le loro terre entro pochi anni”. E visto che 400 milinoi sono un quattordicesimo della popolazione mondiale, qualche effetto questa migrazione lo dovrà pur avere.
Anche se, spesso, le modifiche che avvengono nella società e nella vita quotidiana deglli indiani che cambiano sono invisibili ai più, come la vita degli ingegneri emigrati in ogni angolo del mondo che Deb ci racconta con un' attenzione e una dedizione in grado di mescolare narrative e reportage.  O come i nanopoemi che S.S. , ingegnere informatico che preferisce mantenenere l'anonimato, incide segretamente sui microchip che produce: sequenze di uno e di zero, simboli matematici e lettere dell' alfabeto  che solo un altro ingegnere, magari negli Stati Uniti o, chissà, in Italia, potrebbe leggere. E soltanto con l'aiuto di un microscopio si potrebbe arrivare a leggere il nanopoema intitolato “La pecora del Centroide Comune”, che Siddhartha Deb riporta e che recita
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Un tipo di letteratura che a noi ha ricordato la banca dati più antica del mondo, incisa su foglie di palma. Uno dei tanti salti fra passato e futuro tipici dell India che amiamo raccontare.


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